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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2011 alle ore 14:01.

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E poi arriva un'indicazione utile: «Aziende come Western Digital, Hitachi e Seagate stanno cercando di estrarre le apparecchiature dalle fabbriche inondate e preparare nuovi impianti di produzione altrove. Ma questo richiede tempo», conclude Solheim. Parlando in termini di prezzi, il Guardian prevede incrementi costanti di alcuni punti percentuali ogni giorno, tanto che i modelli da 2,5" e 500 GB sono passati da 45 dollari a 60 dollari e nel giro di pochi giorni arriveranno a superare i 70 dollari. E questa situazione, che alla fine si riflette sull'utente finale, aiuta a scovare soluzioni alternative. Da una parte i servizi cloud per memorizzare file sono guardati con maggiore interesse e colgono l'occasione anche per perfezionare le loro funzioni, come nel caso dello Skydrive di Microsoft con strumenti migliorati e aggiuntivi, e nell'altro si diffonde l'uso di software di ottimizzazione. Come CCleaner, per pulire l'hard disk, che ha toccato record di un milione di download al giorno. D'altra parte l'aritmetica non è dalla parte dei produttori: Digitimes ha elaborato una previsione sull'impatto dell'inondazione in Thailandia. Western Digital passerebbe da 58 milioni di unità prodotte a regime a un potenziale di 22/26 milioni; Hitachi da 32 milioni a 20 milioni; Toshiba da 22 milioni a 12 milioni di pezzi. Seagate prevede di distribuire fino a 43 milioni di dischi fissi nello stesso periodo, perché ha il vantaggio di avere produzioni dislocate in altre parti del globo. Tuttavia Luczo ci tiene a sottolineare come «sia difficile recuperare la piena funzionalità delle fabbriche afflitte dal problema, non basta asciugarle. E non è nemmeno così semplice costruire nuovi impianti fuori dalla zona invasa di acqua». Alla resa dei conti si tratta di una situazione così difficile che l'intera industria informatica ed elettronica non era pronta a gestire, non con questa magnitudo. Perché ha completamente fatto saltare la supply chain e produrrà conseguenze per tutto il 2012, soprattutto nei primi mesi del prossimo anno. La normalità potrebbe arrivare non prima della fine del 2012, ma più probabilmente nel 2013, prevede sempre il Ceo di Seagate. «Nelle prossime due settimane inizieremo a vedere come lo shortage di componenti si stia riverberando sul mercato», dice sempre Luczo. Ma il punto ancora da affrontare è questo: tra pochi mesi arriverà Windows 8, il nuovo sistema operativo di Microsoft che come da tradizione rappresenta una pietra miliare di evoluzione dei computer.

Quantomeno in fatto di aspettative di vendita, il debutto dei nuovi Os di Redmond è sempre stato visto come un'opportunità di dare nuovo slancio all'intero ecosistema dei pc. Ebbene, c'è la concreta possibilità che l'industria possa non essere pronta, per cause di forza maggiore, a rispondere alle richieste degli utenti. Diventa importante capire come uscire dall'impasse subito, prima che arrivi marzo o la primavera, prima che la situazione diventi troppo complessa. Una strada è segnata da Seagate con i dischi fissi ibridi, che coniugano tecnologia a piatti e memorie flash. Questa potrebbe essere una strada interessante da intraprendere. Anche se gli addetti ai lavori prevedono già un boom di vendite dei modelli a stato solido (Ssd). «Lo shortage di pezzi che prevedono sarà tra il 35 e il 40% potrà essere assorbito dal silicio?», chiede Luczo dandosi anche una risposta «sì, ma non c'è al momento abbastanza produzione per soddisfare la domanda. La nostra industria produce una capacità di 400 exabyte all'anno; quest'anno avremmo sfiorato la soglia di 450 exabyte, di cui 180 a bordo dei notebook. Il 30 per cento di questo valore è circa 55/60 exabyte. Le unità a stato solido non sono ancora in grado di arrivare a tanto». Ma è solo questione di tempo, perché Samsung, top brand nella vendita di unità allo stato solido, per esempio con i sui Ssd può sfiorare i 10 exabyte all'anno; la casa coreana punta molto sul comparto, tanto che ha appena rilanciato con nuove unità ancora più veloci (la serie 830) così da cogliere l'attimo. Tuttavia il Ceo di Seagate puntualizza come «nessuno sostituisce un componente da 32 dollari con uno da 300 dollari».

E qui si gioca la partita cruciale per il futuro delle unità a stato solido, perché sfruttando le difficoltà (non volute ma causate da un evento drammatico) dei dischi tradizionali potrebbero cavalcare il momento e trovare una competitività finora inattesa. C'è bisogno di uno sforzo congiunto da parte di tutta l'industria. Prima cosa: abbassare il prezzo. Secondo alcune stime, nel corso del 2012 il costo degli Ssd potrebbe abbassarsi fino a 1 dollaro per GB. Quindi prezzi aggressivi farebbero aumentare la domanda e i tagli da 128 GB potrebbero avere costi più "popolari". Un primo passo che però dovrebbe essere assistito da un incremento costante delle capacità massime, oggi limitate dalla disponibilità delle memorie flash che compongono questi drive. "Dal momento che la differenza di prezzo tra hard disk e Ssd è sempre più irrilevante, i vantaggi dei dischi a stato solido diventano sempre più evidenti. Abbiamo registrato un aumento della domanda di Ssd, tendenza che si è verificata per tutto il 2011, anche prima delle inondazioni che hanno colpito la Thailandia", dice Stefania Prando, Business Development Manager di Kingston, azienda che non ha «ancora subito le conseguenze derivanti dai disastri avvenuti nelle scorse settimane, nonostante l'aumento delle richieste». Un futuro prossimo potrebbe proprio essere un ritorno a unità di minore capacità, per esempio 128 o 256 GB, allo stato solido affiancate da uno spazio on-line per lo storage. Il cloud sempre più come estensione della memoria locale: già oggi è così. E con tablet, ultrabook e smartphone questo scenario è sempre più concreto. Forse si sta solo accelerando un'evoluzione che era già in atto, ma per cause di forza maggiore ora è imminente.

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