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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2011 alle ore 12:54.

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Library of Congress (CORBIS)Library of Congress (CORBIS)

La piattaforma di microblogging gode anche dell'appoggio della Biblioteca del Congresso la quale, tramite un progetto incentrato sui cinguettii degli utenti, intende raccogliere e catalogare i tweet pubblici affinché assumano valore di "testimonianze attendibili dei giorni nostri", i tweet diventano così una forma ufficiale di "pop-communication".

Progetto che ha una sua sacralità, e non solo perché con i 128milioni di documenti custoditi, quella del Congresso è la più grande biblioteca del mondo ma anche e soprattutto perché riconosce agli internauti non già il diritto, bensì il dovere, di essere testimoni diretti delle realtà quotidiane.

L'archivio digitale, il cui accordo compie un anno di età, sta dando soddisfazioni al responsabile dell'iniziativa Bill Lefurgy che ha potuto mettere le mani sui cinguettii pubblici postati a partire dal mese di marzo del 2006: ne fanno parte – e sono pietre miliari del progetto – il tweet con cui Jack Dorsey aprì le danze e quello di Obama a ridosso della sua vittoria alle Presidenziali del 2008.

Sono circa 140milioni i tweet archiviati quotidianamente, un campione più esaustivo utile a fotografare la Weltanschauung di milioni di cittadini americani. Programma di archiviazione ben differente da quello nel mirino ad esempio della CIA che, monitorando post e status di Twitter e Facebook intende misurare il polso dei popoli davanti a notizie quali l'uccisione di Osama Bin Laden: un conto è leggere, altro conto è correlare e comprendere. Nel caso del progetto sponsorizzato da Lefurgy non vi è necessariamente da comprendere, vi è piuttosto da ricordare, spirito più confacente a quello primigenio della Rete che è e deve assolutamente restare libero e non per forza di cose misurabile.

Il grosso merito di questa iniziativa sta nella trasparenza e nell'immediatezza dei valori che i messaggi degli utenti rilasciano, per una volta al di là delle restrizioni dettate dal comune senso della privacy. Anche da questo punto di vista un grosso effetto sinergico positivo travestito da novità: «Puoi essere parte di un tutto in modo totale» dovrebbe valere quanto una nuova policy per meglio definire (e forse risolvere) i problemi legati alla privacy. Soluzione forse serafica e troppo semplicistica, d'altra parte si profila sempre di più l'ipotesi che, per trovare il bandolo della matassa nell'aggrovigliato gomitolo delle leggi a tutela della riservatezza, si possa ricorrere al rasoio di Hanlon che indica di indirizzarsi verso l'ipotesi più verosimile e non verso quella meno probabile.

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