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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2012 alle ore 18:19.
Dopo mesi di stallo accelera la discussione sulla privacy online. E arriva alle prime risposte nell'ultima settimana in seguito agli interventi della Commissione europea, delle aziende di internet e della Casa Bianca. Che vanno in una medesima direzione: assicurare alle persone livelli più elevati di riservatezza dei dati quando esplorano il web. È un dibattito alimentato dalle scoperte di blogger e giornalisti sulle modalità di raccolta delle informazioni da parte di alcuni colossi high-tech.
Tra le ipotesi sul tavolo, è in fase di valutazione un bottone "non tracciare" (in inglese, "do not track") da aggiungere al software per navigare su internet, il browser. Secondo il vicepresidente della Commissione europea, Neelie Kroes, sarebbe una valida tutela, come osserva nel suo blog. E ricorda che "il rilevamento dei dati online può portare benefici agli utenti – ad esempio si può trarre vantaggio da offerte online su misura. Ma la cosa importante è che sia l'utente a decidere: mettere le persone in grado di scegliere, in un modo trasparente e giusto". In particolare, Kroes segnala che il prossimo giugno sarà il traguardo per arrivare uno standard condiviso su come funzionerà il pulsante salvaprivacy.
È un cambiamento che coinvolge anche le aziende. Di recente Google, Apple, Microsoft e circa altre quattrocento società riunite nel gruppo "Digital Advertising Alliance" hanno annunciato che introdurranno un'autoregolamentazione attraverso il bottone "non tracciare" nei browser e con altri "strumenti": l'intesa permetterà agli utenti di evitare in questo modo la raccolta di informazioni sulle loro abitudini di navigazione online. Inoltre, non saranno incrociati dati provenienti da più siti web per applicazioni in ambito sanitario, assicurativo, lavorativo, creditizio e dati sensibili sui minori. Quella di "Digital Advertising Alliance" è un'ampia coalizione che, accanto alle grandi aziende dell'high-tech, riunisce gruppi pubblicitari e società specializzate nella raccolta dei dati sul web. Non si tratta di un passo in un territorio inesplorato. Mozilla, ad esempio, è un software per navigare su internet e aveva già introdotto un pulsante per richiedere che non venissero raccolte informazioni durante l'esplorazione del web, seppur in forma anonima. Google permette di uscire dalla rilevazione dati delle sue piattaforme pubblicitarie. E Apple ha già adattato il suo ultimo sistema operativo, Mountain Lion.
Ma le misure concrete risultano ancora in via di definizione. La Casa Bianca ha pubblicato uno studio sulla privacy online con alcune proposte, in vista di una legge in materia: nel documento chiarisce che "il significato del 'non tracciare' e i migliori meccanismi per implementarlo sono ancora in discussione". Per Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, diventa un passo concreto nella risposta alle richieste dei cittadini di tutela della loro riservatezza personale.
Lo studio della Casa Bianca sulla privacy online
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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