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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2012 alle ore 16:40.

Michael Patcher è l'analista più ascoltato dell'industria dei videogame e così ha sentenziato: a giugno (durante l'E3 la più grande fiera del videogame del mondo) c'è lo zero per cento delle possibilità di avere notizie sulla nuova Playstation (Ps4) e solo il 20% di sapere qualche cosa in più sulla prossima Xbox 360 (che potrebbe chiamarsi appunti Xbo 720). Insomma se l'"Oracolo del gaming" avesse ragione Playstation 3 può tranquillamente godersi il suo compleanno. Il quinto per la precisione.
Ed è lecito domandarsi quante candeline ancora gli restano da spegnere. Alla Sony fanno quadrato: in più occasioni hanno ribadito che il ciclo di vita della Ps3 sarebbe stato 10 anni e così probabilmente sarà. Eppure in rete non mancano rumors, elucubrazioni, progetti e dichiarazioni incontrollate di game designer che affermano di stare già lavorando sulla prossima piattaforma di gioco domestica. Certamente è così anche se le bocche restano cucite. A dar retta ai rumors si può già concludere che il processore Cell che più di un problema ha dato agli sviluppatori non sarà il benvenuto sulla nuova console. Più nel dettaglio si mormora di 2 Gb di Ram riservati alla Gpu (grafica) e 8 Gb per la grafica. In pratica un sacco di potenza a disposizione del chip per portare ancora più all'estremo la capacità di calcolo e di muovere più poligoni.
Chi si aspetta un monster di tecnologia e grafica potrebbe sbagliarsi. A parte il limite fisico della risoluzione degli schermi televisivi occorre anche fare i conti con alimentazione e costi dei chip grafici. Per quanto Sony si sia dimostrata la più brava a potenziare l'hardware videoludico per l'elettronica di consumo (si veda la PsVita) questa volta la sfida potrebbe essere di un altro tipo. Come ha ammesso Shuhei Yoshida, presidente dei Sony Sce Worldwide Studios le innovazione della prossima generazione di console potrebbe non passare dalla grafica bensì dal tipo di esperienza. Come ha spiegato lo stesso Yoshida durante una tavola rotanda sul futuro dell'industria videoludica allo studio ci sono tante tecnologie che potrebbero essere ospitate ma nessuna sarà determinante. Biometria, 3D, display olografici sono già oggi sul tavolo di chi progetta il futuro dell'intrattenimento elettronico.
Ma la vera innovazione sarà forse legata all'esperienza emozionale che il gioco saprà procurare, e quindi alle interfacce, ai sistemi di controllo a tutto quell'insieme di tecnologie che rendono naturale l'interazione con lo schermo. È probabile che le prossime console saranno meno stupefacenti e più umane. In un certo senso, la tecnologia sparirà per esaltare il gioco in quanto tale. Il che non significa che non si possa assistere all'introduzione di nuovo hardware. Le console negli ultimi dieci anni sono state volano di innovazione per tutta l'elettronica di consumo.
Dagli schermi tattili di Nintendo Ds, al Blu-ray e al 3D stereoscopico della Ps3 passando per i sensori di movimento (Wiimote), al 3D senza occhiali (Nintendo) e alla Kinect di Microsoft. Qualche sorpresa va messa in conto. Altrimento il rischio è quello di assistere alla migrazione dei giocatori su piattaforme diverse da quelle delle console. Da Facebook a tablet e telefonini. Migrazione che è già iniziata. Chi lavora nei laboratori di Microsoft (Xbox 360), Sony (Playstation) e Nintendo (Wii) sa che per vincere questa partita sarà necessario inventarsi qualche cosa di nuovo.
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