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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2012 alle ore 17:47.

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Una veduta del Telescopio Nazionale Galileo, italiano 3.6 metri di diametro, posto alle Isole CanarieUna veduta del Telescopio Nazionale Galileo, italiano 3.6 metri di diametro, posto alle Isole Canarie

Ne hanno trovati 9 su 102 casi studiati in sei lunghi anni con il telescopio europeo da 3.6 metri di diametro posto sulle Ande cilene. Sono dei pianeti simili alla nostra Terra, solidi e di massa comparabile, fra 1 e 10 volte la nostra.

Due di questi sono addirittura nella "goldilocks zone", la zona in cui è possibile avere condizioni buone per ospitare la vita. In parole povere sono rocciosi, abbastanza vicini alla propria stella da non avere temperature troppo rigide - Plutone va oltre i 200 sotto zero ad esempio - e non troppo vicini da venire abbrustoliti, come Mercurio che va sui + 400.

È quanto annuncia uno studio piuttosto accurato effettuato da un team di astronomi europei guidati da Xavier Bonfils dell'Università di Grenoble, Francia, e pubblicato in questi giorni.

La domanda su quante mai saranno le "terre" nella nostra Via Lattea, la galassia in cui siamo confinati da miliardi di anni, è vecchia quanto l'umanità e in molti, come per esempio il filosofo Giordano Bruno, hanno parlato in passato di infinti mondi o terre, senza avere però uno straccio di prova ma solo una geniale intuizione. Se il sospetto che ce ne siano tante e tante di "altre terre" è vecchio quasi quanto la civiltà, oggi abbiamo una conferma importante dal punto di vista sperimentale grazie a questo studio che arriva ad affermare, statistica alla mano, che nella nostra Galassia, la Via Lattea, ci saranno molti miliardi di pianeti simili alla Terra.

L'affermazione parte proprio dai risultati ottenuti osservando le 102 stelle nane rosse materia dello studio. Sono stelle deboli come luminosità, più fredde, meno massicce e più longeve del nostro Sole e rappresentano circa l'80 % delle stelle nella nostra Galassia. Quindi se su 102 di queste ne trovo 9 con un pianeta terrestre vorrà dire che di questi ce ne saranno a miliardi, dato che di stelle nella nostra Galassia ce ne sono molti miliardi. E l'80% di molti miliardi sono ancora molti miliardi!
Sembra un gioco di parole, ma è una conferma molto importante. Certo da qui al fatto che ci sia vita su questi pianeti il passo è lungo, però ora sappiamo che, comunque sia raro il fenomeno dello sviluppo della vita in una qualunque forma, il caso può contare su un numero enorme di pianeti su cui cimentarsi.

Ma c'è un futuro italiano a questo studio e anche molto importante. Lo strumento usato per questa ricerca, uno spettrografo che analizza e scompone la luce che proviene da queste piccole e fredde stelle, vede il cielo del Sud del mondo essendo in Cile. Ora l'Italia ha sviluppato e montato sul proprio telescopio Nazionale, posto alle isole Canarie, una seconda versione dello stesso strumento che però vede il cielo nord.
«Certamente il nostro, HARPS Nord, è molto più perfezionato del precedente dato che ha potuto sfruttare l'esperienza maturata in questi anni di esercizio e anche l'avanzare delle tecnologie elettroniche e dei rivelatori di immagini, che oggi progrediscono molto velocemente», dice Giampaolo Piotto dell'Università di Padova, uno dei responsabili scientifici della ricerca della "nuova terra" con il nostro telescopio nazionale.

Le notevoli possibilità del nuovo strumento e i cieli limpidi delle Canarie permetteranno di sorvegliare uno a uno anche i pianeti individuati dal satellite Nasa Kepler, oltre 1000. Una sinergia terra-spazio fondamentale, dato che il satellite è in grado di capire che probabilmente c'è un pianeta attorno alla tal stella, ma non di capire se c'è e cosa sia effettivamente.
Il cerchio si stringe attorno ai nostri possibili gemelli spersi nello spazio cosmico insomma, e anche se si tratta di una ricerca internazionale, in associazione con studiosi di tutto il mondo, non sarebbe poi male se si potesse piantare un tricolore virtuale sulla prima "altra terra". In fondo Cristoforo Colombo …..

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