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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2012 alle ore 21:29.

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Un gioiello da oltre 2 miliardi di euro potrebbe presto diventare il più grande e costoso relitto spaziale di tutti i tempi. È il satellite Envisat, europeo, anzi l'ammiraglia dei satelliti dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa).

La foto della Spagna, poi il silenzio
Da domenica scorsa non risponde alle comunicazioni da terra e, dopo aver spedito al centro di controllo una bella immagine a colori della Spagna e una, nelle frequenze radar, delle Canarie, resta in assoluto silenzio. A terra l'Esa ha immediatamente formato un team di emergenza con tecnici propri e dell'Industria che stanno tentando in tutti i modi di riprendere il controllo del satellite stesso.

In orbita da 10 anni
Diciamo subito: nessun pericolo, osservazioni radar dal suolo lo mostrano perfettamente nella sua rotta e non sembra abbia richiuso i pannelli solari, la prima operazione in assoluto che un satellite di questo tipo fa quando entra in avaria, per salvaguardare la potenza elettrica accumulata.
Nessun pericolo neppure per il contribuente dato che Envisat, 2.5 miliardi di euro il costo totale, si è ampiamente ripagato: doveva infatti stare in esercizio 5 anni a partire dal marzo 2002, quando è stato lanciato, e invece siamo al decimo anno.

L'Esa in cerca di un sostituto
Anzi, se vogliamo, è andato così bene che ora l'Esa si trova stranamente scoperta nel delicato e importantissimo settore dell'osservazione della Terra. Non ha infatti nulla con cui rimpiazzare questo satellite che con i suoi 10 strumenti montati a bordo del mezzo pesante 9 tonnellate e le 50mila orbite in dieci anni ha garantito a 40mila progetti di poter essere svolti in tutta sicurezza, sorvegliando continuamente il suolo, i mari, e ghiacci e l'atmosfera. È previsto e in avanzato stato di realizzazione un sofisticato programma europeo per raccoglierne l'eredità, Gmes, composto da una costellazione di satelliti "Sentinella" come dice il loro stesso nome, ma il primo partirà solo nel 2013.

Le speranze negli avvistamenti via radar
Certo la difficoltà del nuovo progetto e i consueti problemi nel ripartire spese e ritorni fra i Paesi membri dell'impresa hanno ritardato Gmes, o forzato a pensare che Envisat sarebbe stato fino all'ultimo il cavallo di battaglia dell'Agenzia. Le speranze di riprenderne il controllo non sono comunque perse, anzi si spera su basi solide, anche perché il satellite è molto, diciamo, amato dagli addetti ai lavori. Il direttore dei Programmi di osservazione della Terra di Esa, Volker Liebig, assicura che non ci sono né saranno "buchi" per l'Europa nella sorveglianza del Pianeta, dato che è stata attivata la convenzione con il Canada, che ci fornirà i dati dei suoi due satelliti radar. Insomma come nei telefilm d'antan pare arrivino le Giubbe Rosse in soccorso.

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