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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2012 alle ore 12:57.

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Per arrivare a Caeté la strada curva dove le buche costringono a qualche improvvisa frenata si arrampica su colline verdi coperte da piantagioni di canne da zucchero che finiscono in bianchi pennacchi: sono i fiori che si possono vedere solo qui, per via del clima. Anche dall'alto quest'area dello stato brasiliano dell'Alagoas è una enorme macchia verde, con qualche interruzione grigia. I grigi sono i campi di canna bruciati dopo la raccolta, quelli che in futuro si vedranno sempre meno.

Fin qui vengono la Coca Cola, la Pepsi, la Nestle, forse tra qualche tempo anche la Lindt, per approvvigionarsi di zucchero. Ma fin qui è arrivato anche Guido Ghisolfi, vicepresidente di Mossi&Ghisolfi e amministratore delegato di Beta renewables, frutto di una joint venture tra il gruppo chimico, secondo in Italia nel settore con 3 miliardi di fatturato, e Tpg (Texas pacific group). Nel sito che nasce a fianco di una piantagione di 25mila ettari di canna si lavorano 1,8 milioni di tonnellate che vengono trasformate in zucchero, melassa, usata per il bioetanolo di prima generazione e bagasso, lo scarto di tutta la lavorazione che insieme alle foglie rimaste nei campi da ora in poi non verrà più bruciata, creando le grandi macchie grigie, e tantomeno buttata.

Fin qui, a Caeté, è infatti arrivata la scoperta all'occhiello di Ghisolfi, Proesa, che prima di entrare in un ciclo produttivo in un impianto italiano ha già iniziato a fare il giro del mondo e oltre che dal Brasile è corteggiata da Colombia, Stati Uniti e paesi asiatici. "Tutte le biomasse hanno uno scudo naturale nei confronti di uccelli e insetti che si chiama lignina", dice Ghisolfi. Questo scudo però è "anche la difficoltà di usare il contenuto delle biomasse che sono cellulose ed emicellulose – continua Ghisolfi -. Il processo Proesa è un attacco gentile che penetra e distrugge questo scudo di lignina per dare accesso alla cellulosa ed alla emicellulosa senza usare prodotti chimici. Così consente l'accesso agli enzimi che penetrano nella biomassa e tagliano la cellulosa e la emicellulosa in zuccheri semplici, molecole di 5 o 6 atomi di carbonio". A questo punto l'introduzione di lieviti mangia i pentosi e gli esosi fermentandoli ad alcol: il bioetanolo di seconda generazione generato senza impatti sulla catena alimentare.

Questo processo è stato inventato a Rivalta Scrivia, in provincia di Alessandria, dove il gruppo chimico italiano ha un centro di ricerca con oltre 250 giovani talenti. Grazie a questa invenzione quel che resta dopo lo zucchero e dopo la melassa, potrà essere riutilizzato interamente perché Proesa può impiegare una lunga serie di vegetali non alimentari che comprendono anche la canna dei fossi, la paglia di riso, gli scarti di produzione agricola. Con molti vantaggi per l'ambiente perché queste biomasse abbinate a Proesa hanno una capacità di sequestro della CO2 vicina al 90%, rispetto al 20-30% dei vegetali usati nelle vecchie tecnologie.

Il Brasile che ormai da 15 anni è uno dei grandi produttori mondiali di bioetanolo da tempo era "alla ricerca di un salto qualitativo", spiega Bernardo Gradin, presidente di Graalbio e esponente di una delle famiglie industriali più potenti del paese. E il salto partirà proprio dal nuovo impianto di Caeté che sarà realizzato dal gruppo Mossi&Ghisolfi con Chemtex e Betarenewables. "Nel paese che ha 350 milioni di ettari disponibili per ragioni legate soprattutto alla carenza di infrastrutture si coltivano solo 9 milioni di ettari a canna da zucchero. In questo momento il bioetanolo, qui già presente in una quota del 20% nella miscela della benzina, non è più molto redditizio per i produttori – spiega Guido Ghisolfi -.

Per renderlo tale sarebbe stato necessario o lasciare che il prezzo della benzina non fosse bloccato a 2,5 reais, o usare una biomassa meno costosa della canna da zucchero. Il prezzo dello zucchero negli ultimi 5 anni è fortemente aumentato, passando da 200 a 600 dollari a tonnellata, e con questo è aumentata anche la canna da zucchero passata da 20 a 70 reais. L'arrivo della seconda generazione di bioetanolo risolve il problema della redditività perché la paglia si paga 20 reais e se ne usano 5 tonnellate per ogni tonnellata di etanolo, contro le 14 della canna da zucchero". Con questa innovazione sarà quindi possibile aumentare la produzione, a parità di coltivazioni di canna da zucchero e senza usare lo zucchero per motivi economici così come per problemi etici, in un paese dove molti milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà e patiscono la fame.

Nell'impianto che Gradin, a Caeté, affiancherà a quello per la produzione di zucchero e di bioetanolo di prima generazione (16mila tonnellate all'anno), con gli scarti prima inutilizzati potranno essere prodotte ben 65mila tonnellate di bioetanolo di seconda generazione. E si potrà mantenere attivo il ciclo produttivo 12 mesi all'anno. Normalmente infatti i siti dove si lavora la canna da zucchero sono stagionali, attivi nei 7 mesi di produzione della canna che va lavorata entro 72 ore, dopo le quali marcisce. Un problema che invece non hanno i bagassi, lavorabili 12 mesi durante tutto l'anno. "I nostri impianti di seconda generazione soddisferanno la crescente richiesta di etanolo, utilizzando biomasse derivanti dall'attuale produzione di canna da zucchero. La tecnologia Proesa di Beta Renewables e il supporto di Chemtex ci hanno permesso di intraprendere con convinzione questa strada", spiega Gradin.

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