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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2012 alle ore 22:15.

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Uno dei tunnel del grande acceleratore di particelle LHC del CERN , a Ginevra, dove vengono prodotti i neutrini.Uno dei tunnel del grande acceleratore di particelle LHC del CERN , a Ginevra, dove vengono prodotti i neutrini.

Dormiamo pure sonni tranquilli, la velocità della luce resta un limite non superabile, almeno per adesso. Lo confermano i quattro più importanti esperimenti di fisica dei neutrini attualmente in svolgimento in Europa, fra Ginevra e Gran Sasso. Così, con una nutrita serie di comunicazioni al 25esimo Congresso di Fisica nucleare a Kyoto, Giapppone, finisce definitivamente una querelle sorta nel settembre 2011 e l'illusione di aver trovato una "nuova fisica".

Si era fatto un gran parlare di una scoperta allora annunziata da un'intervista ad uno dei fisici italiani più stimati, Antonino Zichichi, oltre che da una conferenza stampa del responsabile della collaborazione fra Cern di Ginevra e Gran Sasso, Antonio Ereditato. I neutrini sparati, come dicono i fisici, dal mega acceleratore di particelle LHC di Ginevra erano arrivati al Gran Sasso in (molto) men che non si dica, prima di quanto avrebbe fatto la luce. Una scoperta eccezionale e molta della fisica più ardita, quella einsteniana, da rivedere: se c'è qualcosa che va più veloce della luce c'è tutto un mondo da rivedere e uno nuovo da scoprire.

Scalpore, sorrisi ma anche discussioni accesissime via rete fra i fisici di tutto il mondo e differenze di vedute anche nel nutrito gruppo dell'esperimento OPERA, decine e decine di ricercatori, sull'opportunità di uscire con un annuncio, prima di fare tutte le possibili controprove immaginabili.

Riassumiamo: i neutrini sono particelle elementari, ipotizzate e battezzate all'epoca da grandi fisici del secolo scorso come Ettore Majorana e Enrico Fermi, dalle proprietà difficili da studiare, dato che sono estremamente elusivi e interagiscono pochissimo con le altre particelle, soggetti come sono solo alla forza nucleare debole che agisce su distanze incredibilmente piccole per noi. Quindi se un neutrino non arriva a quella micro distanza da un'altra particella non scambia interazione, per lui il mondo è insomma ampiamente "trasparente", difficilissimo tendere una rete per "pescarli".

OPERA è un gigantesco esperimento che si svolge nelle viscere del Gran Sasso, il potente e suggestivo laboratorio dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dove recentemente Marco Paolini ha recitato un Galileo tanto strano quanto indimenticabile. Centinaia e centinaia di computer, attrezzature, chilometri e chilometri di cavi e ovviamente i "rivelatori, la rete per pescare i neutrini.

Su OPERA vengo inviati dal grande centro di ricerche nucleari europeo di Ginevra, il CERN , dei fasci di neutrini con una durata temporale di pochi nanosecondi. Arrivano al Gran Sasso, distante 730 chilometri in un batter di ciglia, dato che la luce viaggia a 300.000 chilometri al secondo. Bene a settembre scorso sembrava che la luce fosse arrivata "dopo" i neutrini , magari di un tempo che a noi fa sorridere, 60 nanosecondi, cioè miliardesimi di secondo, ma comunque una bomba: più veloci della luce. Inviti alla prudenza, verifiche da fare e così via.

Effettivamente si trovò, mesi dopo, che un cavo ottico forse malmesso e certamente accoppiato malamente con una scheda di elettronica dava esattamente luogo a un ritardo di quell'ammontare. Con la coda fra le gambe al Progetto Opera si ammetteva l'errore e si faceva rimarcare l'assoluta onestà del metodo e dei partecipanti. Nessun dubbio su questo. Ereditato se ne andava nel marzo scorso.

"La ripetizione dell'esperimento effettuata una settimana fa – ci dice dal Giappone dove è per l'importante Congresso Lucia Votano, direttore dei Laboratori INFN del Gran Sasso – con un nuovo fascio di neutrini arrivato da Ginevra ci mette in tutta sicurezza; tutti e quattro gli esperimenti del gran sasso BOREXINO, ICARUS e LVD e OPERA, ci confermano quanto pensavamo: la velocità della luce non viene superata"
Peraltro a Kyoto la Votano ha parlato anche della scoperta sempre effettuata al Gran Sasso, della proprietà di questo fascio. Nonostante i tempi ridicoli in cui viene coperto il percorso Ginevra Cern, sui millesimi di secondo, molti neutrini sono riusciti a "cambiare aspetto, passando da una all'altra delle forme che si conoscono per questa particella che sembra il mitico Fregoli , trasformista per antonomasia vissuto fra otto e novecento.

Quel che possiamo dire, con il direttore scientifico del CERN, l'italiano Sergio Bertolucci, è che l'importanza e bontà del metodo, e aggiungiamo noi dell' onestà intellettuale, alla fine vince. Certo, galeotto fu il cavo e chi lo stese, ma anche chi ci incespicò prematuramente.

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