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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2012 alle ore 11:26.

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foto di Troy Holdenfoto di Troy Holden

SAN FRANCISCO - A un certo isolato di Market Street, subito dopo il municipio e la biblioteca comunale, appena superato il numero civico mille, San Francisco cambia. I negozi si rimpiccioliscono, le ragazze bionde con ballerine e senza calze diminuiscono, gli afroamericani che vendono borse e bracciali, ciondolano, giocano a scacchi seduti in fila sul marciapiede, aumentano.

Si sente già l'aria di Castro, quartiere delle lotte di Harvey Milk per i diritti degli omosessuali ma è ancora vicino Financial District, grattacieli moderni intervallati da splendidi palazzi di inizio Novecento sui cui ascensori capita di trovare il pionere del Far West in bassorilievo. Al 1355 c'è il Western Furniture exchange and merchandising Mart, icona dell'Art Deco, spiega la guida, il più antico dei due palazzi è del 1937, in tutto 80mila metri quadrati per due isolati, da giugno anche il quartier generale di Twitter.

Negli anni del lavoro da casa, dove le conference call si fanno su Skipe, l'azienda hi-tech del momento ha scelto un edificio con una storia, non la Cupertino di Apple vicina alla meno sexy San Josè né la defilata Oakland di Ask.com: la cosa non stupisce più di tanto perché guardando le foto che twitta il fondatore Jack Dorsey, al netto degli uccelli col becco giallo che svolazzano su Market Square e delle albe e i tramonti della città, si capisce che è uno a cui piacciono le cose belle e no, non è il classico nerd che il problema della forma neanche se lo pone.

Twitter occupa tre piani, il tutto è completamente ristrutturato e naturalmente ha certificazione green. Come altre aziende hi tech, la piattaforma di microblogging collabora e aiuta l'amministrazione comunale – lavora per migliorare il traffico, creare piste ciclabili e aprire una nuova stazione di polizia vicino alla sesta strada - ma se si è trasferita qui e ha rivitalizzato la zona di Mid-Market è perché nel 2011 San Francisco, unica città californiana a mantenere una legge di sapore europeo, ha abolito l'obbligo dei datori di lavoro di pagare i contributi per i dipendenti, cosa che doveva stimolare nuove assunzioni e di fatto ha favorito il trasloco delle aziende a due passi da Union Square. Quella legge ormai insostenibile è stata al centro dell'Election Day del 6 novembre: la Proposition E per cui si è volantinato e picchettato più che per l'ovvio voto al presidente Obama, appoggiata da sindacati, imprenditori, partito democratico, il sindaco Lee, il San Francisco Chronicle, aziende dell'hi-tech, chiedeva l'abolizione dello stesso obbligo per le piccole imprese, dalle startup ai negozietti, ed è passata con il 70% di sì.

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