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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2012 alle ore 11:07.

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Numeri, imponenti, che testimoniamo quanto sia caldo anche il fronte cybernetico della battaglia che contrappone Israele ed Hamas, con gli hacker di Anonymous entrati in scena per difendere i diritti della popolazione palestinese. Numeri come quelli diramati dal ministro delle Finanze Yuval Steinitz all'agenzia Reuters, confermando come negli ultimi quattro giorni siano stati intercettati 44 milioni di tentativi di intrusione malevola indirizzati alle pagine online delle istituzioni pubbliche israeliane. Attacchi, assicurano dal ministero in questione, tutti respinti tranne uno, che ha messo fuori uso un sito (non identificato) per circa 10 minuti.

La portata dell'offensiva che il gruppo Anonymous ha prima annunciato su Twitter su #OpIsrael (con tanto di comunicato video accusatorio di Israele, rea di aver "ignorato i ripetuti avvertimenti sulla violazione dei diritti umani, maltrattando i propri cittadini e quelli dei paesi vicini") e poi fisicamente scagliato all'indomani dell'avvio dell'azione militare avviata contro Hamas è comunque di grande portata. Nel mirino dell'organismo hacker più famoso del pianeta sono finiti infatti migliaia di siti Web israeliani, sia governativi che di aziende private dei settori retail e automotive, come pure i database della Banca di Gerusalemme (che secondo Anonymous database sarebbe stato cancellato o almeno gravemente danneggiato) e del Ministero degli Esteri.

Il governo di Gerusalemme ha quindi ammesso l'azione massiccia dei pirati informatici, che in nota ufficiale hanno condannato anche la minaccia di Israele di voler tagliare l'accesso a Internet e ai sistemi di telecomunicazione nell'area di Gaza, ma ridimensiona di molto l'entità dei danni provocati dai cyber pirati. Per contro da anonymous comunicano di aver bloccato, oscurato o comunque modificato le pagine di oltre 9mila organizzazioni israeliane. E altri siti riconducibili ad attivisti hacker hanno cavalcato la tesi di danni non indifferenti. Stando a Pastebin, il numero di attacchi (principalmente di tipo DDoS, Distributed Denial of Service) andati a buon fine sono oltre 660; secondo AnonPaste sono stati oltre 2mila gli indirizzi email compromessi, la maggior parte dei quali con relativa password e appoggiati a domini israeliani (ma ci sarebbero anche account violati su Gmail, Hotmail e Yahoo), estratti dal database di dirotmodiin.co.il, portale per la ricerca di case su Internet.

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