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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2012 alle ore 13:33.

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Marina Cavazzana-Calvo, pioniera delle terapie geniche, premiata a Parigi come scienziata dell'anno (Corbis)Marina Cavazzana-Calvo, pioniera delle terapie geniche, premiata a Parigi come scienziata dell'anno (Corbis)

Pioniera "audace" e "appassionata" delle terapie geniche, una ricercatrice veneziana ha ricevuto oggi a Parigi il premio Irène-Joliot-Curie di "scienziata dell'anno". È Marina Cavazzana-Calvo, una pediatra che in Francia ha sviluppato bioterapie "innovatrici" per trattare le malattie genetiche del bambino e dell'adulto. Il premio, scrive Le Monde nel farne il ritratto, fa di lei «un emblema dell'ascesa ardua – ma ardita – delle donne alle più alte vette della ricerca e della medicina».

È nel 1990 – racconta le Monde - che la pediatra «si lancia nell'avventura delle bioterapie» con l'équipe Inserm di Alain Fischer e Salima Hacein-Bey-Abina all'ospedale Necker di Parigi. Dieci anni dopo, questa "epopea" porta alla prima dimostrazione dell'efficacia di una terapia genica presso l'uomo.Il 28 aprile 2000 la rivista Science dà eco a questa prima mondiale: la correzione del difetto genetico di due "bébé-bulles", due bambini affetti da una grave deficienza del sistema immunitario, chiamata DICS-X. I bambini colpiti da questo deficit immunitario sono alla mercé di qualsiasi germe presente naturalmente nell'ambiente quotidiano e vengono soprannominati bebè "bolla" poiché per sopravvivere sono messi fin dalla nascita in un ambiente completamente sterile sotto una bolla di plastica. Prima, la loro sola speranza era il trapianto del midollo osseo. Due bambini sono stati guariti dall'introduzione di un "gene-medicina" nelle cellule precursori del midollo osseo. "Questa prima vittoria – ricorda il quotidiano francese - sarà seguita dalla messa a punto di bioterapie per altre malattie genetiche".

«Longilinea, elegante e sorridente, la ricercatrice nata nel 1959 nella città dei Dogi incarna un'arte di vivere italiana», scrive Le Monde, facendo notare che lei dice di trovare in Venezia "l'ispirazione". Una forte personalità «sotto l'apparente dolcezza». Lei stessa si definisce "ribelle, protestataria, ingestibile". "Ma è grazie a questa determinazione che le cose si fanno", dice Alain Fischer, oggi direttore dell'istituto delle malattie genetiche Imagine al Necker.
La scienziata racconta che la medicina è stata per lei prima di tutto un mezzo per garantire la sua autonomia professionale, economica e familiare. Figlia di un ferroviere e una maestra, ha studiato a Padova. Nel 1985, volendo sviluppare i trapianti di midollo osseo per curare le leucemie del bambino, fa uno stage nel reparto di Eliane Gluckman, all'ospedale Saint-Louis , a Parigi. Qui incontra Fabien Calvo, oggi direttore della ricerca dell'Istituto nazionale del cancro. Poi scopre il lavoro di Alain Fischer sulla prevenzione dei rigetti dei trapianti e lo raggiunge al Necker. Qui lei crea il dipartimento di bioterapie.
"Marina è il motore dell'équipe. Ha sempre nuove idee, niente la ferma", dice di lei Isabelle André-Schmutz che da dodici anni lavora nella sua équipe Inserm.

Dopo l'improvvisa notorietà che si è abbattuta sull'équipe nel 2000, Marina Cavazzana-Calvo confessa di avere dovuto prendere tre mesi di congedo sabbatico l'estate seguente. "Rifugiata" al Massachusetts Institute of Technology a Boston, incontra Philippe Leboulch, esperto di terapie innovatrici. Con lui e con Eliane Gluckman sviluppa una terapia genica della beta-talassemia, malattia ereditaria del sangue. Il risultato su un primo paziente è stato pubblicato sulla rivista Nature nel settembre 2010.
Nel 2002 una grave complicazione oscura quella che Le Monde chiama la "saga dei bébé-bulle": quattro dei dieci bambini trattati per il DICS-X si ammalano di leucemia. Con "accanimento" hanno cercato la spiegazione scientifica e poi elaborato protocolli di terapia genica più sicuri. Sospeso nel 2002, l'esperimento viene ripreso nel 2010 con un nuovo protocollo.
Nel marzo 2011, conclude Le Monde, la pediatra ha cofirmato un manifesto contro la sottorappresentanza delle donne negli ospedali francesi. "C'è una diminuzione della presenza delle donne nei posti strategici dell'ospedale, dell'insegnamento e della ricerca", deplora. "In un periodo di crisi economica, sono loro che pagano il tributo più pesante". La ricercatrice denuncia che nel sistema francese gli uomini si cooptano tra loro. E preme perché ci siano più donne nelle istanze strategiche dell'ospedale.

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