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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2012 alle ore 10:38.

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Un'illustrazione di un campione di roccia marziana che riparte verso la Terra con un piccolo razzo vettoreUn'illustrazione di un campione di roccia marziana che riparte verso la Terra con un piccolo razzo vettore

Certo che Marte inizia quasi quasi a farci compassione, non passa giorno infatti che non si decida di mandarci un nuovo satellite o addirittura rover al suolo per studiarlo. Ora è il turno, secondo l'annuncio fatto da Nasa al Congresso della Società Geofisica USA, di un nuovo rover "a basso costo", 1.5 miliardi di dollari, fatto con parti avanzate, letteralmente, dalla costruzione di Curiosity il sofisticato rover Nasa da 900 chili che da 100 giorni è sul pianeta rosso con i suoi dieci strumenti scientifici.

Sembra un po' una cosa da tempi di crisi, e Agenzie idem, ma consideriamo che quando Nasa dice "a basso costo" lo fa soprattutto per questioni di immagine verso il pubblico americano che paga le tasse, il risparmio c'è niente da dire, ma Curiosity in fondo è costato solo un miliardo in più, 2.6 in tutto. Il nuovo rover-clone arriverà su Marte nel 2020, ovviamente con strumenti, questi sì, ancora migliori di quelli già sofisticatissimi ora al lavoro. Si inizia poi a dire che la sua vera missione sia prendere dei campioni di suolo marziano e spararli a Terra dove verrebbero esaminati. Fantascientifico ma possibile.

Stupore per il nuovo rover, dato che in mezzo fra qui e il 2020 Nasa vuole mandarne anche un altro, statico però non semovente, a basso costo, MAVEN, clone anch'esso di una felice missione passata, la Phoenix? Un po', inutile negarlo, anche per gli addetti ai lavori dato che si sono appena spente le luci sulla conferenza stampa di lunedì scorso in cui è stato fatto il punto sulla missione di Curiosity. Risultati ottimi in termini scientifici e ingegneristici, rivelata, con facoltà di conferma, la presenza di molecole organiche, d'idrocarburi in altre parole non aminoacidi, ma certo la gente si aspettava di più dato che John Grotzinger, il responsabile scientifico di Curiosity aveva annunciato una scoperta "da libri di storia" e questa certo non lo è. Ma non bisogna stupirsi, scienziati e astronauti sono in fondo esseri umani e possono sbagliare, magari in buona fede.

Quel che si capisce comunque dall'annuncio del programma complessivo da qui al 2020, è che per gli americani Marte è in sostanza loro proprietà privata e non vogliono competitori, o almeno ci sperano dato che sono in molti invece ad avere lo stesso obiettivo, a iniziare da altri "americani" che non sono però nasa ma Elon Musk e la sua Spacex che taglia i costi di dieci volte e arriva egualmente dove vuole, per il momento alla Stazione Spaziale Internazionale, 100.000volte più vicina di Marte.

Da non dimenticare poi la missione europea Exomars da cui gli USA si sono ritirati quasi completamente, ora si capisce bene perché, che manderà su Marte un rover ben più sofisticato di Curiosity per il 2018. Ci sono poi anche gli immancabili cinesi, sempre più legittimati a essere la seconda potenza spaziale, data la crisi assoluta dell'Agenzia russa Roscomos che fra scandali vari e manager incarcerati per ruberie non riesce più a mandare in orbita nulla, men che meno su Marte.
Guerre stellari quindi ? No ma "guerre" per il possesso di Marte, almeno di bandiera questo sì, entro il decennio vedremo chi sarà il vincitore del girone di andata.

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