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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2012 alle ore 16:29.

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Ecco la pagella giornaliera della reputazione su internet dei politici italiani: sono sul podio Pier Luigi Bersani (88 punti), a pari merito con Beppe Grillo (88): entrambi superano Matteo Renzi (79). Tra web e social network il leader del Partito democratico arriva al testa a testa con la voce pubblica del Movimento 5 Stelle. È un risultato emerso da MyReputation che sembra sovvertire precedenti analisi. E rivela quanto sia complessa la galassia internet, frammentata in siti web, social network, aggregatori, immagini, video, forum.

La scommessa di MyReputation è di ampliare lo sguardo all'intero ecosistema italiano. Esplora e ricostruisce indici nei social media, come Facebook e Twitter: in questo processo si avvicina al tentativo di misurare l'influenza sociale con Klout e sintetizzarla in un punteggio (Klout score). Ma allarga, inoltre, lo sguardo al web: arriva a considerare fino a 60mila fonti italiane online, come le pagine di quotidiani e blog. E analizza i testi per capire se i discorsi sono positivi o negativi. È la "polarizzazione semantica". E ancora: di una persona esamina il profilo professionale, sociale e l'attività sul web. Alla fine del processo ricostruisce un punteggio finale da 1 a 100, il MyReputation Score (Mr Score). Non si tratta di una stazione di arrivo, ma di un luogo di partenza per capire come migliorare e salire nella classifica settoriale.

Durante la recente campagna elettorale negli Stati Uniti per mesi si sono moltiplicati i confronti fra i candidati, anche in televisione, attraverso i loro risultati nei social media e sul web.
Anche gli utenti online hanno accesso alla piattaforma di MyReputation, in modo gratuito. Possono valutare i primi dieci risultati che arrivano da Google cercando il proprio nome: è un tassello del puzzle dell'identità digitale. In un unico spazio vengono affiancati a immagini (Google Immagini) e video (da YouTube) connessi con il proprio nome. In fondo alla pagina sono mostrate, inoltre, le ricerche correlate e i suggerimenti. Un utente può anche aggiungere i link che vuole monitorare. È una sorta di bacheca per avere un colpo d'occhio aggiornato della propria reputazione online che permette anche di capire come intervenire per tentare di migliorare la percezione complessiva.

Gli utenti della piattaforma, inoltre, sono in grado di costruire un proprio profilo pubblicabile sul web e monitorare alcuni indici sui social media (Facebook, Twitter, LinkedIn, Google+), accanto alla scoperta dei propri influencer. È chiaro che un indice deriva da una procedura. E di recente la Harvard Business Review si è interrogata sui limiti di singoli punteggi sintetici. Ma la visione di MyReputation è più ampia: prevede di costruire nel tempo un singolo luogo per l'identità digitale di una persona.
Quanto conta sapere che cosa si dice di se stessi su internet? Molto. Prima di un colloquio di lavoro è diffusa l'abitudine di cercare informazioni online su un candidato, anche tra le fotografie pubblicate nei social network, magari senza rendersi conto che le immagini di feste e vacanze sono accessibili a chiunque per una svista nelle impostazioni della privacy. Oppure, tra i risultati mostrati dai motori di ricerca digitando il proprio nome emergono pagine non rilevanti o non aggiornate. Il confine tra identità online e identità nella vita reale è davvero sottile.

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