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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2012 alle ore 12:08.

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È stato il battito iniziale: durante un test nei laboratori del Cern avviene il primo scambio di dati del web, tra un client http e un server http. Era il giorno di Natale del 1990. L'artefice del progetto è Tim Berners-Lee, aiutato da due collaboratori. Sarà l'avvio dell'espansione di una ragnatela (o "web", in inglese) di pagine e link che in modo caotico amplia senza tregua i suoi confini. Internet allora è adoperato soprattutto in ambito accademico, da alcune aziende e da pochi gruppi di appassionati. I forum di discussione sono nelle bbs. Tre anni prima in Italia, il 23 dicembre, era nato al Cnr il primo dominio ".it".

Con il web cambia tutto. Sgretola le barriere per lanciare startup. Nella prima metà degli anni Novanta internet diventa accessibile oltre i confini della ricerca scientifica. E i primi imprenditori scommettono sulle esigenze di una platea di utenti in espansione. Jeff Bezos scrive durante un viaggio in automobile il business plan per Amazon, varata nel 1994. Lavorava a Wall Street e aveva avuto l'intuizione di vendere libri, anche difficilmente reperibili, attraverso una vetrina sul web. Due studenti universitari, Jerry Yang e David Filo, nel tempo libero costruiscono una raccolta di siti online da visitare: sono i primi passi di Yahoo!. Un altro imprenditore ventenne, Pierre Omidyar, apre un negozio su internet dove le persone acquistano attraverso un'asta. È la nascita di eBay. I garage delle abitazioni diventano un laboratorio di innovazione. In Italia Arianna è tra i primi progetti di motori di ricerca. In pochi anni le prime aziende del web macinano strada e sbarcano in Borsa.

La seconda fotografia può essere scattata dieci anni dopo: nel febbraio del 2004 è una matricola universitaria a giocare con le immagini di altri studenti del campus, fino a costruire un album che imita gli annuari accademici dove vengono riuniti i volti degli alunni negli atenei degli Stati Uniti. È Facebook e inizia nella stanza di un appartamento condiviso della Kirkland House di Harvard. Partecipa all'ondata emergente dei social network online. In agosto, invece, arriva sui listini finanziari Google, un motore di ricerca che aiuta a orientarsi in un web dove sono ormai necessarie bussole per districarsi in un'immensa ragnatela di link. Ma è già pronta un'altra rivoluzione. Il gruppo di Mountain View un anno dopo acquista il sistema operativo per smartphone Android che semplifica la navigazione online e l'utilizzo di applicazioni software. Apre un duello con un altro progetto, ancora in cantiere: è iOs, l'anima dell'iPhone che debutta nel 2007. Nella prima metà degli anni Duemila, tra il 2003 e il 2004, avviene una rivoluzione silenziosa. Nei paesi in via di sviluppo accelera l'aumento degli utenti di telefonia mobile. Che sarà anche una porta di accesso al web nelle nazioni dove le infrastrutture fisse di telecomunicazioni sono carenti, in particolare nelle aree rurali.

Illumina un galassia ancora più ampia la terza immagine dell'album: racconta che, fino a questo mese, sono 633,7 milioni i siti web rispetto ai 35,5 milioni di dieci anni prima, secondo le stime di Netcraft. È una fioritura di creatività, attività commerciali, spazi pubblici di conversazione. L'Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu) nell'ultima rilevazione di un anno fa stima che ad avere accesso a internet siano 2,3 miliardi di persone. E ancora: la società d'analisi Informa valuta in Cina 270 milioni di utenti per gli smartphone, seguiti da Stati Uniti (172 milioni) e Giappone (78 milioni). Per la prima volta in India la quota di traffico internet da dispositivi mobili ha superato i desktop. La visione della ragnatela globale del web iniziata in un laboratorio di ricerca con un test nel giorno di Natale ha ancora altri confini da superare.

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