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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 20:15.

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Quando nel 1997 Michael Dell consigliò a Steve Jobs, allora alla guida di una Apple sull'orlo della bancarotta (le azioni erano a 17 dollari), che l'unica cosa onesta da fare sarebbe stato di chiudere tutto e restituire i soldi agli azionisti, non poteva neanche sognare che in poco più di quindici anni la storia si sarebbe presa una vendetta molto amara. L'azienda che ha inventato il modello di vendita diretta dei PC via internet e che ha dominato le classifiche di vendita, conquistando quote di mercato nel settore PC sia per le famiglie che per le aziende per oltre vent'anni, adesso naviga in cattive acque, e l'unica soluzione all'orizzonte secondo il mercato sarebbe il delisting tramite riacquisto delle azioni.

Michael Dell, che ha una quota significativa in doppia cifra della proprietà di Dell, rimarrebbe l'uomo che tira le fila, ma avrebbe partner importanti tra i membri dell'azionariato e nel consiglio di amministrazione, tra i quali forse anche Microsoft.

L'azienda di Bill Gates, sulla quale Dell ha costruito la sua fortuna di fornitore di soluzioni Windows-centriche, sarebbe una scelta non intuitiva ma logica, se si va a rivisitare la storia della Dell. Fondata nel 1984 a Round Rock in Texas, fuori quindi dai grandi giochi della Silicon Valley e dei magnati hi-tech (un particolare che ha in comune con Bill Gates, acquartierato a Redmond, vicino Seattle), la Dell di Michael è un'azienda che ha il dna di una start-up universitaria. Infatti quando ancora era studente all'università di Austin il giovane Michael Dell aveva cominciato ad assemblare e vendere pc basati su Windows (in commercio da tre anni, sulla base dello standard di compatibilità fissato da IBM) e a venderli per corrispondenza.

Come nelle migliori storie americane, Dell vide che il business cresceva e mollò l'università (anche Steve Jobs e Bill Gates avevano seguito una strada analoga, il decennio prima) e apri il suo business. I "Turbo PC" di Michael si trasformarono in "Dell" solo nel 1988 quando l'azienda si quotò in Borsa, ma intanto i conti stavano cominciando a salire rapidamente e l'azienda a mietere record, come quello della capitalizzazione di mercato che passò da 30 a 80 milioni di dollari in poche settimane. Michael Dell divenne una delle star dell'imprenditoria digitale e i suoi pc conobbero la fama di prodotti affidabili e facilmente modificabili.

Il modello di business che venne sviluppato negli anni 90, seguendo il crescendo di Windows, fu di aprire un sistema di vendite tramite telefono e poi internet simile al lego: sulla base di alcuni componenti e abbinamenti fissi, si poteva costruire il proprio pc ideale. La rete fece il resto e alla fine degli anni Novanta e poi per tutti i primi anni del nuovo millennio Dell continuò a crescere molto velocemente, sorpassando alcuni dei "mostri sacri" come Compaq (il big americano in crisi che poi venne acquisito dalla Hp di Carly Fiorina).

Come aveva fatto anche Larry Ellison, altro magnate super-energico ma questa volta del mondo software, anche Michael Dell fece un passo indietro: nel 2004 il suo posto venne preso da Kevin Rollins, suo uomo di fiducia, mentre il fondatore dell'azienda rimaneva in posizione strategica con il tutolo di Chairman del consiglio di amministrazione.

Il mondo all'epoca sembrava molto più semplice: la rete faceva acquistare sempre più computer, Dell aveva costruito un solido business oltre che nel mercato consumer anche in quello aziendale ed aveva cominciato a vendere soluzioni server e storage per le aziende. C'era anche lo spazio per cercare di allargarsi in ulteriori settori come televisori, riproduttori musicali, stampanti, addirittura telefoni. Ma poi cominciarono i problemi.
La fama di Dell cominciò ad appannarsi, la percezione che l'innovazione non passasse più dai produttori di hardware ma da un gruppetto di aziende capaci di orientare il mondo della rete (Google, Facebook), le vendite a distanza e il cloud computing (Amazon) e gli apparecchi post-PC (Apple) misero fine alla corsa apparentemente senza limiti di Dell. Conti non più in crescita, investimenti sbagliati, settori industriali che non premiavano più i prodotti Dell come un tempo.

Soprattutto, l'anima del business di Del, cioè la vendita dei PC, adesso parte minoritaria ma sempre presente delle attività dell'azienda, andò incontro a un serio problema: la consumerizzazione, cioè l'abitudine crescente da parte degli utenti di usare i propri apparecchi anche sul lavoro. Via quindi ai PC e portatili aziendali e spazio a una nuova generazione di apparecchi tra i quali Dell aveva una limitatissima cittadinanza.

Tra le scelte strategiche dell'azienda c'è stata quella di tenere però sempre al centro una sorta di stella polare che l'ha guidata in moltissime delle sue scelte. Microsoft. Dell infatti è una delle più fedeli sostenitrici dei prodotti software e dei sistemi operativi Made in Redmond e, anche se si è avventurata in qualche tablet basato su Android e in qualche pc sul quale far girare come opzione anche Linux, ha in realtà riallineato i suoi valori e le sue strategie al lavoro fatto dalla Microsoft di Steve Ballmer negli ultimi anni. Quindi, prima Windows 7 e adesso la scommessa di Microsoft di tornare a dominare l'ecosistema (nel quale è diventata molto meno rilevante) tramite la filiera di prodotti per pc, tablet e telefono che vanno sotto l'etichetta di Windows 8. Dell ha atteso a lungo che fosse pronto il sistema operativo ed è stata molto rapida nel presentare una linea completa di prodotti aziendali e per la casa che seguissero le specifiche di Microsoft e Intel: Ultrabook e pc fissi e portatili con schermo touch, tablet e altri apparecchi che nelle intenzioni dovrebbero cavalcare l'auspicato crescente successo di Windows 8.

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