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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2013 alle ore 10:57.

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Reed Hastings, 52 anni, fondatore di Netflix. (Reuters)Reed Hastings, 52 anni, fondatore di Netflix. (Reuters)

Cosa scrive di così straordinario Hastings? Capovolge molti luoghi comuni delle teorie sul lavoro. La sua guida è divisa in tre: ricerca di talenti da assumere, incentivi agli impiegati, sviluppo della leadership. L'approccio di Hastings è duro, indifferente alla retorica americana del mettercela tutta: quelli che producono B e arrivano ad A ma impegnandosi tanto devono essere mandati via (con generosi incentivi, ovvio). I migliori, quelli che raggiungono il livello A col minimo sforzo, devono essere pagati meglio. Linea poco democratica: quelli che hanno talento non hanno bisogno di stare oltre un certo numero di ore alla scrivania per produrre lavoro di qualità: non a caso Netflix ha un orario flessibile, gli impiegati non hanno un numero prestabilito di giorni di ferie all'anno. Unica eccezione a tanto riconoscimento del merito sono "i brillanti ma cretini-rompiscatole", quelli così insopportabili da danneggiare l'intera squadra. Hastings teorizza «assumi, sviluppa, taglia con intelligenza»: il modello è lo sport professionale, l'obiettivo avere stelle in ogni posizione come fosse appunto una squadra di football. Altra raccomandazione del metodo Hastings: proteggere la libertà dell'impiegato perché di solito quando un'azienda cresce abbassa il tasso di talento e autonomia di chi vi lavora. Bisogna invece aumentare questo tasso ed evitare policy su come lavorare, solo in questo modo l'azienda rimane flessibile e competitiva.

Non vale neanche un altro vecchio detto: meglio prevenire che curare, non può valere per un ambiente di lavoro in cui si sperimenta. Le performance devono insomma migliorare parallelamente alla crescita dell'azienda sull'asse ideale "grande, veloce e flessibile". Ultimo comandamento: «Pagali quanto si meritano, né più né meno». Gli stipendi sono cruciali per trattenere i talenti, Hastings è drastico: uno eccezionale dà di più e costa meno di due normali. Netflix prova a mantenere le paghe più alte del mercato americano, senza però che un alto stipendio nasconda tentativi di trattenere persone per non darle alla concorrenza. Per capire se tenersi qualcuno o no, Hastings suggerisce tre criteri: cosa può fare il lavoratore altrove; quanto la compagnia dovrebbe spendere in termini di costi ed energie per rimpiazzarlo; quanto la compagnia sarebbe disposta a pagare per tenere quel lavoratore al suo posto. In questo schema è logico che Hastings teorizzi stipendi che aumentano velocemente e altri che possono rimanere invariati. Importante è pagare qualcuno per il reale valore e per quanto il mercato sarebbe diposto a pagare per loro. Come se l'America vivesse tempi d'oro e la crisi fosse un'invenzione dei media. Non è invece una fantasia che nel 1998 Hastings provò a vendere la società ad Amazon che offrì 12 milioni di dollari: troppo poco, l'affare non si fece ma ci fu un accordo di promozione incrociata. Poi, nel 2000, Hastings fece un'offerta a Blockbuster che disse no. La società di noleggio videocassette è ora defunta, non si sa se Jeff Bezos si è pentito.

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