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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2013 alle ore 13:31.

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L'ultimo piano del paese riporta indietro le lancette di quasi trent'anni. E, forse, basta questo a spiegare la determinazione con cui il Governo ha voluto e messo in campo la strategia energetica nazionale presentata ieri dal ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, e dal titolare dell'Ambiente, Corrado Clini, e trasformata in un decreto interministeriale. «Era nostro dovere arrivare fino in fondo e mantenere gli impegni che c'eravamo presi. L'Italia attendeva da decenni queste linee guida», sottolinea Passera. «Lasciamo al nuovo Parlamento e al prossimo Governo un modello di lavoro integrato», gli fa eco Clini.

Già, l'esecutivo che verrà, ancora avvolto dall'incertezza. Nessuno osa sbilanciarsi, ma «la strada è tracciata», riconosce Passera. E la sua realizzazione ricadrà necessariamente sulle spalle di chi li seguirà. Non a caso Claudio Andrea Gemme, presidente di Confindustria Anie, auspica «che il decreto sia messo in cima all'agenda delle priorità del nuovo governo, che ci auguriamo sia operativo prima possibile».

Il percorso è ambizioso ed è il frutto, come ricorda il sottosegretario Claudio De Vincenti, «di uno scambio intenso e proficuo», reso possibile dalla consultazione pubblica avviata a metà ottobre e che ha prodotto contributi e osservazioni recepiti nell'ultima versione della Sen illustrata ieri. Quattro gli obiettivi con un primo, importante, step già al 2020 (ma l'orizzonte è ancora più lungo): risparmio di circa 9 miliardi di euro l'anno sulla bolletta nazionale di elettricità e gas (pari oggi a 70 miliardi), superamento di tutti gli obiettivi ambientali europei al 2020 per fare dell'Italia una best practice; minore dipendenza di approvvigionamento con una riduzione della fattura energetica estera di 14 miliardi l'anno - circa l'1% del Pil - e un calo dall'84% al 67% della dipendenza dall'estero; spinta alla crescita - perché l'energia, dicono all'unisono Passera e Clini, «è un volano per l'economia» - grazie a 170-180 miliardi di euro di investimenti privati da qui al 2020, solo in parte incentivati.

La rotta, insomma, è chiara, come i benefici. Alcuni dei quali già evidenti grazie al lavoro portato avanti finora. «Nel corso del 2012 il prezzo all'ingrosso dell'energia elettrica si è ridotto del 20%», sottolinea Passera che annuncia poi un ribasso per il costo del gas - di circa il 6-7% - che scatterà dal primo aprile. Per effetto del nuovo metodo di calcolo adottato dall'Autorità per l'energia e previsto nel Dl liberalizzazioni che riduce il "peso" del take or pay nella bolletta a favore dei prezzi di riferimento sul mercato spot. E un ulteriore allineamento rispetto all'Europa potrebbe arrivare anche dalla voce rigassificatori e dal progetto dell'Italia come hub sud-europeo del gas.

Passera ribadisce i piani dell'esecutivo e nega che ci sia una revisione al ribasso. «Abbiamo deciso di incentivare la realizzazione di impianti per 8 miliardi di metri cubi», rispetto ai 12 assicurati attualmente da due rigassificatori già in funzione (Rovigo e Panigaglia) e ai 4 del terminale in arrivo (Livorno). Otto miliardi di metri cubi aggiuntivi dunque che potrebbero diventare 16 se non arrivasse l'ulteriore supporto del Tap (Trans Adriatic Pipeline), il gasdotto che punta a portare il gas azero fino alle coste italiane passando per Grecia e Albania, in corsa con Nabucco West nella gara che vede come arbitro il consorzio di sfruttamento di Shah Deniz, cui spetta la scelta finale fissata per giugno. Nell'attesa, però, il governo ha deciso intanto di incentivare quegli 8 miliardi di metri cubi in più. Per finanziare i quali serviranno, calcola Leonardo Senni, capo del dipartimento Energia del Mise, «un miliardo di euro, con un peso di 100 milioni l'anno sulle bollette».

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