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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 12:00.

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Uno degli elementi che in futuro potrà produrre significativi profitti per l'azienda: questo pensano, parlando di mobility, il 79 per cento dei Chief information officer oggetto di un'indagine di Accenture svolta in 14 Paesi (tra cui l'Italia) e in altrettanti settori di mercato. Oltre l'80 per cento la vede inoltre come un canale che può migliorare in modo significativo le interazioni tra i clienti ed esercitare un impatto rilevante sul business.

L'importanza che le diverse figure (413 i professionisti intervistati) che gestiscono le risorse tecnologiche all'interno delle grandi e medie organizzazioni attribuiscono all'utilizzo di strumenti mobili (device, applicazioni, servizi) è quindi evidente. Ed a rafforzare il concetto c'è il fatto che molti dei Cio investiranno tra il 31 e il 40 per cento dei loro budget di spesa per raggiungere l'obiettivo di cui sopra.

Italia e Cina i Paesi più attivi
Le aziende italiane, spesso tacciate (non sempre a ragione) di scarsa propensione all'innovazione si dimostrano fra le più sensibili al tema: per il 53 per cento dei Cio nostrani, infatti, la mobility è una delle due maggiori priorità di sviluppo in agenda ed identica percentuale la esibiscono i colleghi cinesi e indiani. La media complessiva si ferma invece al 34 per cento. Il Belpaese, a sorpresa, è anche fra i pionieri nell'implementazione di avanzate strategie di mobilità che comprendono in particolare soluzioni per la gestione dei dispositivi, la collaborazione e la condivisione di conoscenze.

Più precisamente, come spiega al Sole24ore.com Michele Marrone, responsabile Accenture Mobility Services Eala, «c'è un trend in continua crescita che si articola anche in attività di sviluppo vero e proprio quali ad esempio soluzioni di mobile sales force o mobile field force e in attività di gestione di tipo end to end del parco terminali».

Ma rispetto a quali finalità i Cio intendono in linea generale mettere a frutto le tecnologie mobili? Lo studio dice che, secondo il 43 del campione, il principale obiettivo da raggiungere è quello di migliorare il servizio al cliente grazie all'acquisizione e all'elaborazione immediata dei dati. Nel mirino ci sono quindi la necessità di coinvolgere i clienti attraverso computer portatili, smartphone e tablet e l'idea di adottare (e sviluppare) dispositivi sempre connessi a Internet per supportare applicazioni di tipo B2B.

Una rivoluzione superiore a quella di Internet
Le buone intenzioni dei responsabili informatici trovano ulteriore dimostrazione nel fatto che quasi la metà (il 46 per cento) delle figure censite prevede di apportare nei prossimi dodici mesi modifiche ai flussi di lavoro esistenti per facilitare l'integrazione delle soluzioni mobili nelle diverse attività. Tre quarti del campione, il 73 per cento, è addiritttura dell'idea che la mobility rivoluzionerà il modo di fare business, tanto quanto (se non di più) abbia fatto Internet alla fine degli anni ‘90.

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