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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 12:00.

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Resta però il fatto che, fanno notare da Accenture, le aziende devono andare oltre ed individuare le aree principali in cui sviluppare le applicazioni mobili, puntando in particolare sulle aree con il maggior potenziale di crescita (i dispositivi) e reperire competenze adeguate. Se, infatti, oltre la della metà delle società campionate (il 58 per cento) ha definito una strategia specifica per il mobile, meno di un quarto (il 23 per cento) vanta l'adozione di una policy molto sviluppata.

Il telefonino anello di congiunzione con il consumatore
Smartphone e tablet (citati rispettivamente nell'85 per cento e nel 78 dei casi) sono gli strumenti su cui i Cio puntano maggiormente per attuare una strategia mobile in relazione all'aumento dell'uso professionale da parte dei dipendenti dei propri device personali e al crescente impiego di questi stessi dispositivi da parte delle società come terminali per svolgere attività aziendali.
«I Cio – amplia il concetto l'analista di Accenture - cercano una soluzione che possa svincolarli dalle differenze tra le diverse piattaforme disponibili, abilitandoli ad una gestione sicura dei telefonini ad uso aziendale per ciò che concerne configurazione, distribuzione dei software e back up dei dati».
E c'è inoltre un'altra faccia della questione. «Se abbinato a strumenti di analytics e Crm, il nuovo canale di relazione abilitato da smartphone sempre più evoluti permette di capire i bisogni ed i comportamenti del consumatore, basandosi anche su informazioni contestuali come la sua posizione ed i suoi acquisti precedenti. Gli smartphone – chiude il concetto Marrone - hanno creato un nuovo canale di commerce che prende il meglio dai tradizionali "brick and mortar" e dal Web».

Il Byod una sfida ancora da superare
Dallo studio si evinche che il Byod (Bring your own device) - così come la gestione delle risorse umane in orbita mobile (il 37 per cento delle aziende assumerà dall'esterno risorse full-time con competenze specifiche in materia) e i limiti di budget - rimane però una delle sfide ancora da superare.
E questo perchè, nonostante il fenomeno viva una fase di forte crescita, il 59 per cento delle aziende offre un supporto limitato ai dipendenti che utilizzano dispositivi propri e solo il 28 per cento garantisce tutto il supporto necessario. «Troppo poco – dice Marrone - se si considera che già nel 2010 la spesa per dispositivi smart nel mondo consumer ha raggiunto quella del mondo business».
Quanto a sicurezza e interoperabilità a livello applicativo con i sistemi esistenti, altri due fattori di criticità, «oggi non costituiscono più – a detta del manager di Accenture - una barriera all'adozione massiva all'interno dell'azienda delle tecnologie in mobilità ma per superare questi vincoli occorre definire e sviluppare in anticipo un'architettura It che sia mobile centrica e che assicuri una piena governance dei processi, delle applicazioni e della disponibilità sicura dei dati aziendali sui differenti dispositivi».

L'automotive fra i settori più sensibili alla mobility
Di ostacoli, per parlare di una piena adozione del paradigma della mobility, dunque non ne mancano. Discorso che vale anche per quei settori - automobilistico, assicurativo e sanitario – che prevedono di raggiungere i loro obiettivi in chiave mobile entro il prossimo anno. Le priorità sul tavolo dei Cio delle case automobilistiche sono i pagamenti e il commerce, quelle per i responsabili It del mondo insurance e dell'health i servizi di geolocalizzazione.
Due terzi delle società che operano nelle comunicazioni hanno invece dichiarato che intendono implementare soluzioni "machine-to-machine" entro i prossimi dodici mesi mentre la metà delle organizzazioni del comparto elettronico e tecnologico hanno assunto la mobility tra le prime due priorità.

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