Le dieci donne hitech al potere nell'era dell'executive feminism
Amy Hood è diventata primo direttore finanziario donna di Microsoft nei mesi in cui si concretizza il «Lean In» (Fatevi avanti), libro di Sheryl Sandberg, manager di Facebook da cui è nato un network non virtuale ma di tacchi e ossa che si incontra a New York, Buenos Aires, Nuova Delhi. Sandberg è stata fortemente criticata in patria - non è mancato il blogger del Wall Street Journal che l'ha paragonata a Maria Antonietta e la columnist del New York Times Maureen Dowd che ha giudicato il libro «una cinica operazione di marketing». A ogni modo, se il femminismo tradizionale arranca, sembra avanzare l'executive feminism. «Il nuovo femminismo che già divide» (Harvard Business Review) perché non si occupa di condizione femminile in generale ma solo di leadership. C'è chi sostiene che le donne comuni rimangono fuori; chi ribatte che se nascono le leader, le altre donne ne beneficeranno (esempio a febbraio le senatrici repubblicane hanno votato per il recente rafforzamento del Violence Against Women Act, legge federale del 1994). L'impostazione insomma non piace a tutte ma male non fa: fra i 500 Ceo della classifica Fortune solo 21 sono donne. Ecco 10 volti hitech, settore trainante, molte sono mamme.
a cura di Angela Manganaro
10. Sheryl, profeta del «Fatevi avanti»
(Reuters)
E infine Sandberg, una tech star più che semplice leader, non amata da tutte in verità: un blogger del Wall Street Journal l'ha equiparata a Maria Antonietta, col sottotesto il voler essere ricche è sconveniente per una donna. Nel suo commento Maureen Dowd del New York Times ha fatto un ragionamento che andava dallo «straordinario talento da businesswoman» di Sheryl al fatto che il suo libro «è una cinica operazione di marketing». C'è comunque lei, il suo libro, il suo esempio dietro l'executive feminism. Sheryl è in un certo senso la saggezza dietro Mark Zuckerberg, la sua mamma sul lavoro. Gran curriculum, ex vicepresidente di Google, Sandberg, poco più 40enne è oggi direttore operativo di Facebook, sempre presente nelle liste Fortune e Forbes delle più potenti nel mondo, è la donna che risolve i problemi: «Sono grato a Sheryl perché fa tutto quello che io non voglio fare» dice di lei Zuckerberg «strategie pubblicitarie, assunzioni e licenziamenti, management, tenere i contatti con il mondo politico». Sheryl ha in mano 1,9 milioni di azioni, è la regista dell'offerta pubblica di vendita del maggio 2011.
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