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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2013 alle ore 15:48.
L'ultima modifica è del 25 marzo 2014 alle ore 09:06.

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Vi racconto il mondo visto dai Google Glass. Viviamo un mondo in cui come ha detto qualcuno in passato "We're always connected…but sometimes we're lost" Yes we're lost. Siamo Persi. Nell'oceano di possibilità che i nuovi smartphone ci offrono, persi nel capire come massimizzare il guadagno da questi con le apps, persi nel leggere email, nell'autolocalizzarci, persi nel mare delle Google Maps o peggio ancora persi sul serio in quelle di Apple. Google, al recente Google IO di San Francisco ha stimato che il tempo medio passato sulle app è di 4 ore al giorno.
Il fondatore e CEO di Google Larry Page, nel lanciare i nuovissimi "Google Glass" in un pitch da brivido lancia il suo allarme «Sono stanco di perdere tempo a guardare il cellulare, a doverlo tenere spento a teatro, a doverlo tirare fuori dalla tasca per rispondere»
È il 10 Maggio. Mi sveglio come ogni mattina alle 7, corsetta al parco e prima di mettermi in doccia faccio il solito checkmail sul mio Nexus4. Una mail dal subject strano mi colpisce
"Welcome Explorer. You'been selected for Google Glass Program". Il ritiro è durante il Google I/O a San Francisco, a ritirarli ci andrà per musiXmatch Francesco Delfino, co founder e nostro evangelist. Quando li ritira in un'apposita stanza allestita a Mountain View per l'occasione, il tizio che si occupa della consegna chiede a Francesco una foto ricordo da scattare con i Glass. Francesco indossa gli occhiali per primo, parte così il primo sharing automatico su Google+ rigorosamente con hashtag #troughglass (scattato dai Glass) "Hello world" from #googleglass. In Italia sono le 18 del 16 Maggio, facciamo così il primo Hangout (la videochat della piattaforma di Google+) da Market Street, nel centro di San Francisco. Io connesso dal mio ufficio, Francesco dai suoi occhi. Una video conference in soggettiva, Francesco cammina per le strade di San Francisco, io seduto in ufficio, qualità audio perfetta, video molto buono, scattoso solo quando accellera il passo. I passanti che vedo dagli "occhi" di Francesco non sembrano meravigliarsi: loro Larry Page lo vedono in metro che indossa i Google Glass. Ma quando arrivano a Bologna i Glass è tutto diverso. Spendo i primi 10 minuti a guardarli, senza toccarli, ho il futuro davanti a me e voglio godermelo attimo per attimo.
Arriva il momento di indossarli. Il peso (100gm) non è quello di un comune paio di occhiali e il visore (risoluzione 640x360 a 16:9) è a destra realizzato con un piccolo prisma in plastica che proietta le immagini direttamente sulla tua retina. Una volta poggiati sulla testa, un sensore posto sulle staffe degli occhiali riconosce che sono stati indossati …….. l'audio si apre, lo schermo si accende, una voce non robotica e femminile sussurra in inglese: Benvenuto Explorer. Benvenuto nel nuovo mondo visto dai #GoogleGlass
Un brivido mi attraversa la schiena. Il futuro mi è entrato in casa. E mi si è delicatamente poggiato sulle orecchie e ora controlla i miei occhi, controlla la mia vista e "vede" quello che vedo. Il modo di interagire con i Glass è attraverso un sistema di riconoscimento vocale (lo stesso usato da Google sul search Google Now) o attraverso l'intera superficie laterale (tutta touch) che basta sfiorare con le dita. Basta dire "Ok Glass" che un menu interattivo appare con le varie possibilità (Take a picture, Record a video, Call contact,Show me direction to etc). Sono le 8.30 ed è ora di accompagnare mia figlia a scuola. Scendiamo di casa. «Ok Glass show me direction to Scuole Tambroni in Bologna». Mi appaiono immediatamente le indicazioni. Due passanti mi incrociano e subito mi scattano foto. Un tizio in moto fermo al semaforo mi fissa e sembra seguirmi, poi si ferma, si toglie il casco e mi scatta una foto. Bologna non è come San Francisco si capisce. E io non sono Larry Page. Ma i GoogleGlass attirano l'attenzione di tutti. Lascio mia figlia ed entro in autobus.
Due ragazzini mi guardano fisso negli occhi, non nei miei in realtà, guardano i Glass, di nuovo scattano foto e chissà in quale hashtag di Instagram finirò.
A quel punto penso che la vera privacy che va a morire con i Glass è quella di vedere la tua foto ovunque sui giornali e social network solo perché sei uno dei 2,000 eletti. Non impazzisco di gioia all'idea.
Si sparge la voce sull'autobus….Sono le 8:45, indosso i Glass dalle 7:45 circa e non sembro l'unico ad emozionarsi a questo oggetto. L'effetto "Wow" è forte. Si moltiplica in maniera direttamente proporzionale al tempo che passo nell'indossare i Glass. Scendo dopo 5 fermate. Improvvisamente mi si accendono i Glass e mi appare una vista del NYT con una breaking news «Apple discuterà in Senato sul pagamento delle Tasse».
Le breaking news sui Glass sono push. Non importa cosa stai facendo e dove tu sia, i tuoi occhi le vedono. Pensate ora un attimo però all'ecosistema che può nascere attorno a questo oggetto: ai Glass indossati da un chirurgo durante un'operazione o, e scusate se passo al futile, da Valentino Rossi che sfreccia con la sua Yahama nei MotoGp dandoci la sua vista in diretta (a pagamento). Pensate a 1 mln di sviluppatori nel mondo e 1 milione di apps. Pensate poi a chi con gli arti immobili da una paralisi non ha mai potuto "vedere" internet e pensate a cosa possono fare i Glass per lui. Ci avete pensato?
Benvenuti nel futuro. Quello visto dai Glass.
@maxciociola è uno startupper. Fondatore di MusiXmatch, è il primo in Italia a sviluppare applicazioni per i Google Glass

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