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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2013 alle ore 11:57.

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Luigi Cattel e Barbara Stella dell'Università di TorinoLuigi Cattel e Barbara Stella dell'Università di Torino

AMSTERDAM - Tanta soddisfazione e un pizzico di rammarico. Quando sono saliti sul palco a ricevere il premio come miglior inventore dell'anno per la sezione Ricerca Luigi Cattel, capelli bianco latte e sorriso contagioso, e Barbara Stella, stretta in un'ottimistica giacca gialla, erano giustamente emozionati. Il premio corona anni di sforzi, da cui è scaturita una nano-capsula 70 volte più piccola dei globuli rossi, in grado di colpire in maniera selettiva le cellule cancerose. Potenzialmente molto efficace per il tumore al pancreas, uno dei più micidiali. E sulla soglia della fase clinica, quella più delicata, con la sperimentazione sui pazienti.

Una vittoria che i due ricercatori dell'università di Torino hanno dovuto condividere con i colleghi francesi guidati da Patrick Couvreur, dell'Università di Parigi Sud. A dir la verità nei comunicati dell'Ufficio europeo dei brevetti, che da otto anni organizza il premio, il primo nome che compare è proprio il suo così come nel video introduttivo si vede la torre Eiffel, ma non la Mole. Nonostante la scoperta delle nano-capsule anticancro (Cattel le chiama "magic bullet" per la precisione balistica con cui mirano e colpiscono solo le cellule malate) sia avvenuta a Torino. Al momento di fare il grande salto però, quando bisognava trovare qualcuno disposto a finanziare il lungo e costoso processo di brevettazione, in Italia Stella e Cattel hanno trovato solo porte chiuse.
Fortunatamente, oltralpe, l'amico Couvreur con cui la collaborazione era avviata da anni ha messo in campo il CNR francese che, a sua volta, ha messo mano al portafoglio, garantendo 5 milioni di fondi.

Un'occasione imperdibile per i ricercatori di Torino che hanno accettato di buon grado la condizione posta dal CNR: Parigi doveva avere la proprietà del brevetto. A Torino arriveranno le royalties delle future implementazioni del vettore anticancro, ma gli introiti della possibile vendita a una big pharma resteranno, come è giusto, nelle casse parigine.

Inutile chiedere a Cattel commenti sulla scarsa lungimiranza delle istituzioni italiane e anche delle stesse aziende, troppo spaventate dal rischio per investire in una ricerca pure di altissime potenzialità: in questo momento preferisce godersi la gioia del riconoscimento (ricevuto sotto lo sguardo benevolo di Beatrice d'Olanda) e incoraggiare i giovani ricercatori italiani: «Non abbiate paura di condividere le vostre scoperte con i colleghi stranieri, l'importante è far procedere la ricerca, anche a costo di qualche
piccola amarezza».

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