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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 13:23.

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La cifra in gioco è quella di una piccola manovra finanziaria. Di tagli alla spesa si tratta ma nell'ottica di una "spending review" virtuosa, che sfrutta strumenti tecnologici più che consolidati. Se le regole tecniche per utilizzare la fatturazione elettronica in seno alla Pa pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 23 maggio fosse adottata pienamente si potrebbero ottenere risparmi per oltre 2,6 miliardi di euro l'anno.

Di questi, oltre un miliardo sarebbe l'impatto positivo internamente alla Pa mentre altri 1,6 miliardi deriverebbero dai benefici di costo per i fornitori degli enti statali. E non solo. Se la fattura elettronica diventasse unico strumento di lavoro nel 20% dei rapporti tra imprese private il recupero di efficienza sarebbe quantificabile in ulteriori tre miliardi di euro. A dirlo è l'edizione 2013 dell'Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione realizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano presentato nei giorni scorsi nel capoluogo milanese.

Tagli possibili per 60 miliardi
Se le ipotesi di risparmio di cui sopra sono al momento solo teoriche, è invece certo che fra 12 mesi verranno stoppati i pagamenti delle fatture inviate in formato cartaceo a ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza e assistenza sociale (e quindi a enti centrali quali Inpdap, Inail e Inps). L'obbligo di fatturazione elettronica reso effettivo da apposito decreto attuativo dovrebbe ridurre i tempi di pagamento per gli acquisti effettuati dall'apparato pubblico ed evitare interessi di mora stimabili fra 4,4 e 6,7 miliardi di euro su base annua.

L'obbligo di cui sopra, al momento, non intercorre fra le aziende private, chiamate però a considerare più attentamente possibili tagli di spesa molto rilevanti. Stando all'Osservatorio, infatti, se la dematerializzazione del ciclo dell'ordine interessasse non solo la fattura ma tutti i documenti informativi associabili allo stesso i risparmi potrebbero superare i 10 miliardi di euro l'anno. E toccherebbero quota 60 miliardi nel caso in cui l'adozione fosse estesa sia ai rapporti fra le imprese che tra queste e la Pa.

Circa 60mila aziende italiane già attive sugli ordini elettronici
Con la fattura digitale, questo il calcolo cui fare riferimento per le aziende, ogni organizzazione potrebbe abbattere di 2-4 euro le spese di gestione per ogni singola fattura non strutturata (non direttamente elaborabile dai sistemi informativi di chi le riceve) e di 5-9 euro quelle per i documenti che contemplano documenti strutturati. La completa digitalizzazione del ciclo dell'ordine, invece, potrebbe portare risparmi di costo compresi tra i 25 e 65 euro.

Le imprese che in Italia hanno già intrapreso un percorso di dematerializzazione del processo ordine-pagamento sono in aumento ma rappresentano ancora un numero esiguo, visto e considerato che sono stimabili in 60mila quelle che oggi gestiscono in modo continuativo almeno un documento in formato elettronico. Oltre 100mila, invece, quelle che hanno portato in conservazione sostitutiva i principali libri e registri contabili e circa 9mila le imprese che nel 2012 hanno utilizzato sistemi elettronici strutturati per scambiare fatture e altri moduli con i propri clienti e/o fornitori tramite reti Edi (Electronic data interchange) dedicate.

Il problema di fondo, fa però notare lo studio, è che le procedure che permettono di ridurre significativamente i costi relativi al ciclo dell'ordine interessano solo il 5% di tutte le aziende italiane con più di 10 addetti.

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