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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2013 alle ore 20:09.

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Più vicino l'utilizzo del batterio  veneziano «mangia-petrolio»

Un gruppo di ricercatori italiani è riuscito a sequenziare il genoma dell'Acinetobacter venetianus VE-C3, un batterio noto per essere in grado di metabolizzare il petrolio trasformandolo in sostanze meno dannose per l'ambiente.
Il batterio ha questo nome perché è stato scoperto nella laguna di Venezia nel 1996. Lo studio di questo tipo di batteri è importante per lo sviluppo di pratiche di biorisanamento, in cui i disastri ambientali causati dal riversamento in mare di sostanze inquinanti possono essere combattuti introducendo i giusti microorganismi.

Il genoma completo del batterio è stato ora trascritto grazie a un gruppo di ricerca internazionale, coordinato da Renato Fani, associato di Genetica presso l'Università di Firenze, in collaborazione con l'Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Milano. Il risultato è stato pubblicato sulla rivista Research in Microbiology.
«Lo studio del genoma di Acinetobacter venetianus VE-C3 - ha spiegato Marco Fondi, ricercatore dell'Università di Firenze - fornisce importanti informazioni sui meccanismi messi in atto dai batteri per adattarsi al particolare ambiente biologico in cui vivono; permette di comprendere cosa c'è alla base del metabolismo degli alcani e dell'adesione dei batteri alle gocce di idrocarburi (come il diesel) e alla loro resistenza ai metalli pesanti».

«Il sequenziamento - ha aggiunto Ermanno Rizzi, ricercatore dell'Itb-Cnr di Milano - è stato possibile grazie all'utilizzo di nuove tecnologie, in grado di produrre un'elevata quantità di sequenze, che consentono di decodificare un intero genoma batterico senza informazioni genetiche a priori. Grazie ai dati genetici e genomici ottenuti, è stato possibile ampliare le conoscenze dell'intero genere batterico Acinetobacter, rilevandone l'estrema diversità rispetto ad altri batteri che, pur appartenendo allo stesso genere, sono patogeni aggressivi per l'uomo».

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