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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 10:52.

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Oracle e Microsoft a braccetto nel cloud

Obiettivo enterprise. Questo il senso dell'accordo stretto dalle due aziende americane nell'immediata vigilia della Build Developer conference.

L'oggetto del nuovo sodalizio di Microsoft con la società di Larry Ellison sono le piattaforme Windows Server Hyper-V (virtualizzazione) e Windows Azure (cloud), che si presenteranno d'ora in poi all'attenzione delle grandi aziende con l'opzione aggiuntiva di poter operare in stretta combinazione con Oracle database, Oracle WebLogic Server e gli strumenti di programmazione Java.

Offerta combinata di software e servizi nella nuvola
Come parte integrante dell'accordo, Microsoft andrà anche a proporre il catalogo software (applicazioni e middleware) di Oracle ai propri clienti Azure e potrà mettere a disposizione degli stessi il sistema operativo Oracle Linux OS. Da notare come le due aziende siano in realtà fiere rivali in campo database, con Oracle a controllare circa il 45 per cento del mercato mondiale e Microsoft a prendersene il 20 per cento con il suo Sql Server (i dati sono di Idc).
L'alleanza, annunciata a due voci dal Ceo di Microsoft Steve Ballmer e dal co-presidente di Oracle (ex numero uno di Hp) Mark Hurd e di cui non si conoscono i termini finanziari, è sicuramente importante nell'economia dell'offerta di soluzioni cloud di classe enterprise, terreno dove nutrono parecchie ambizioni specialisti come Salesforce.com o colossi come Google e Amazon

Un mercato in fortissima crescita
La volontà di giocare un ruolo di primo piano nel cloud e in quello dei sistemi ibridi in particolare, che prevedono l'uso combinato di servizi di tipo pubblico e privato, ha consigliato ai vertici delle due aziende la strada della maggiore compatibilità fra i rispettivi prodotti. E si tratta, oggettivamente, di una scelta logica e comprensibile in ragione del fatto che il giro d'affari dei servizi nella nuvola di tipo "hybrid" saliranno (proiezioni Gartner) del 38 per cento anno su anno per superare quota 30 miliardi di dollari entro il 2017, rispetto ai circa 6,2 miliardi consolidati nel 2012.
In casa Oracle, oltretutto, devono fare i conti con una trimestrale che ha registrato sì utili in crescita (del 10 per cento) ma anche ricavi sostanzialmente invariati rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (circa 11 miliardi di dollari) ed inferiori alle stime degli analisti. Con un outlook sui profitti per il trimestre in corso tutt'altro che entusiasmante. Microsoft, da parte propria, è alle prese con le difficoltà del mercato pc (che determina le fortune della divisione Windows) e per questo motivo quella del cloud è un'opportunità di "new business" che anche a Redmond non vogliono farsi scappare.

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