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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2013 alle ore 22:04.
Umanista, visionario e innovatore. Douglas (Doug) Engelbart è stato celebrato in molti modi ma passerà alla storia come l'uomo che ha inventato il primo mouse. Scomparso all'età di 88 anni ha rappresentato forse una delle ultimi scienziati rinascimentali che hanno cambiato davvero il nostro modo di vivere e lavorare. Senza di lui i computer non sarebbero diventati strumenti alla portata di tutti.
Il primo prototipo lo ha realizzato nel lontano 1964, sei anni dopo è arrivato il brevetto. Nel progetto si presentava come scatolina di legno con due ruote in metallo. Tecnicamente viene definito nel brevetto una indicatore di ascissa e ordinata. Il nome mouse è arrivato dopo e a battezzarlo è stato proprio Engelbart perché il filo gli ricordava la coda di un topo.
Oltre 45 brevetti registrati e l'intuizione della prima graphical user interface (GUI), interfaccia grafica che avrebbe in futuro cambiato il modo di governare i computer. La parola "window" la ritroviamo in tutti e 45 i suoi brevetti. Tanto che è tutt'ora considerato uno degli ispiratori delle moderne interfacce grafiche.
Sempre all'interno dello Stanford Research Institute negli anni Sessanta, l'ingegnere elettronico elaborò il Nls, un ambiente software studiato per condividere le informazioni tra gruppi di scienziati. Tutt'ora è considerato come il più antico sistema di Groupware (software collaborativo). E precursore degli studi sull'intelligenza collettiva.
Negli anni Novanta Engelbart fondò il Bootstrap Institute. Alla base una idea di collaborazione che ritroviamo nei movimento open source. L'idea che un sistema di pensiero può iniziare e svilupparsi con percorsi sempre più sofisticati grazie al contributo di più persone.
L'intuizione più geniale è però quella legata al suo intervento "Mother of All Demos" durante il quale l'inventore descrive i computer come paradigma di sviluppo tecnologico e non più solo come strumenti con compiti amministrativi. Nell'intervento si ritrova il mouse, l'iperlink, le interfacce ad oggetti e i video in teleconferenza, tutti indizi di un futuro che oggi conosciamo bene.
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