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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2013 alle ore 07:10.

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L'e-commerce cresce ovunque ma non decolla in Italia. Ecco perché - La Banca online invece prende quota

Tanta potenza, pochissimo atto. Anche nel commercio virtuale: in Italia, il «retail online» zoppica. Le vendite al dettaglio su internet si arenano nel dislivello tra un mercato decimo al mondo per dimensioni e una capacità infrastrutturale che si classifica diciotto posizioni più in basso. Insomma: nella top 10 per il terreno da coltivare. Dietro a Cile, Malesia e Portogallo nella capacità di farlo.

Il report 2013 della Cushman&Wakefield sull'e-commerce ritrae un business in massima evoluzione, con una crescita media del 18% negli ultimi tre anni. La vendita al dettaglio digitale rappresenta il 4% sul giro d'affari generato dallo shopping "classico": 579,9 miliardi di dollari contro i 14.587 del mercato complessivo nel 2012. L'Italia, che ha un potenziale superiore al Brasile nel «market size», la dimensione di mercato in rete, cola a picco nella verifica delle infrastrutture: ventottesima su 50.

Che cosa manca? Secondo i parametri di Cushman&Wakefield, tutto quello che serve per una buona penetrazione del retail digitale: familiarità con le tecnologie e con l'uso di internet e dispositivi (smartphon, tablet) da usare in mobilità, oltre che scarsa fiducia nelle garanzie sulla sicurezza online. Ma d'intralcio ci sono soprattutto resistenze più datate, come la predilezione per i pagamenti in contanti. Stessa ragione che sprofonda la Russia, ottava nelle potenzialità di mercato, al quarantunesimo posto nella solidità infrastrutturale.

La contraddizione italiana si sviluppa anche nel rapporto tra vendite complessive e spesa pro capite. Che, senza scomodare l'esempio russo, indica una dimestichezza relativa con la vendita e l'acquisto online. Nella graduatoria stilata su 148 paesi, l'Italia è dodicesima con 5,725 miliardi di dollari, quinto paese europeo dopo il Regno Unito (leader assoluto nel calcolo incrociato di dimensioni di mercato e capacità delle infrastrutture), Germania, Francia e Olanda. Ma è del tutto assente dai primi 20 nell'esborso medio per persona. La Polonia, ventesima, segna un volume medio di spesa di appena 217 euro. Contro i 921 della primatista Norvegia o i 468 della Francia.

L'assenza della Penisola brilla anche nella classifica dei Paesi con più «alfabetizzati» digitali. Tutti i paesi scandinavi oscillano tra l'89 e il 94%. Un segno. O un solco, tra le risorse del mercato e il salto nella nuova frontiera.

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