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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2013 alle ore 08:31.

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Una tensione inaudita sta attraversando le regole della rete. Cresce la consapevolezza che è venuto il momento di adeguarle al nuovo ruolo che internet riveste per l'economia e la società. Solo negli ultimi giorni: Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) ha pubblicato una delibera per riformare le regole con cui i contenuti digitali vivono in rete; il Wi-Fi è stato liberalizzato con il decreto del Fare. È appena emersa una bozza di normativa con cui la Commissione europea vuole dare il potere agli operatori di velocizzare alcuni servizi internet. Si avvicina inoltre il momento in cui – nel 2014 – scatterà la nuova normativa europea sulla privacy.
È il dilemma delle regole: per non essere obsolete devono cambiare; il regolatore allora tende a cercare un compromesso tra le diverse esigenze del mercato, dell'innovazione e della società civile, ma spesso una delle istanze finisce per prevalere sulle altre. Francesco Sacco, dell'Università Bocconi di Milano e noto esperto della rete, pone un punto fermo da cui partire: «Dobbiamo cominciare a pensare alla rete come un elemento abilitante che favorisce alcuni business e ne sfavorisce altri. Non è un settore in sé ma modifica il funzionamento dei settori tradizionali». Ne deriva che sono destinate a mancare il bersaglio sia le regole che trattano internet isolatamente sia quelle che le vogliono imporre le istanze di settori tradizionali. È una filosofia che è possibile ritrovare anche nelle intenzioni della nuova delibera Agcom. «Lo spirito della delibera non è mera repressione della pirateria – dice Maurizio Dècina, consigliere Agcom –, ma favorire la nascita di un nuovo ecosistema per lo sviluppo dei contenuti digitali in Italia, con la partecipazione di tutti gli stakeholder».
Il dibattito delle prossime settimane (la delibera sarà efficace da marzo 2014) farà luce sulle conseguenze. Spesso sono incerte quelle che scaturiscono da nuove regole sulla rete. Più semplice il caso del Wi-Fi: è certo che l'obiettivo di diffondere questi servizi togliendo ogni obbligo burocratico a chi li offre ha prevalso alla fine sull'esigenza di tracciare gli utenti (espressa dalle forze di polizia). Un terreno di battaglia incerto è invece quello della neutralità della rete. Nella bozza, la Commissione europea sostiene che la prioritizzazione del traffico non equivale a violare la neutralità. Non la pensano così associazioni pro diritti della rete come Quadrature du Net ed esperti come Juan Carlos de Martin, secondo cui «velocizzare alcuni servizi, che portano soldi agli operatori direttamente o indirettamente, significa sfavorire tutti gli altri. Succederà che le future startup innovative dovranno fare accordi con gli operatori, con costi extra, per restare competitivi nella qualità del servizio. È un'inedita barriera all'ingresso».

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