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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2013 alle ore 08:27.
Lo stato d'emergenza ha conferito enormi poteri alle agenzie incaricate della sicurezza nazionale. Dal Patriot Act del 2001 gli Stati Uniti ritengono di poter intercettare ogni comunicazione che valichi i loro confini nazionali, e molti nodi importanti di internet si trovano negli Usa. Sono americane infatti aziende come Apple, Google e Dropbox, le quali conservano come servizio i dati dei loro clienti: indirizzario, calendario, fotografie. Di fatto quando si naviga in rete si viene sottoposti alla legislazione americana. È caduto il limite tecnico dei costi legati allo spazio di stoccaggio, nel 2012 William Binney, ex ufficiale della National security agency americana, dichiara che la Nsa ha intercettato 20 trilioni di comunicazioni tra telefonate, sms ed email. In Usa la sorveglianza come prevenzione nella lotta al terrorismo si è estesa dallo straniero al cittadino, il quale viene spiato e quindi trattato come potenziale nemico. I non cittadini americani non hanno alcun diritto di privacy. Le compagnie che trattano i dati di milioni di utenti si sono viste chiedere le loro chiavi crittografiche master, che se ottenute permettono di sorvegliare direttamente gli utenti senza bisogno di intercettazioni o di mandati legali. Al momento non risulta ufficialmente che Google, Facebook, Microsoft e Apple abbiano consegnato le loro chiavi. Queste pressioni forse sostenibili per le grandi aziende condannano alla chiusura le piccole entità come avvenuto per Lavabit, servizio di email sicura che veniva utilizzato da Edward Snowden, l'ex tecnico della Nsa, ora rifugiato in Russia, che in collaborazione con il Guardian ha svelato l'esistenza di Prism, il programma di intercettazione telefonica fra Stati Uniti e Unione Europea.
In agosto Lavabit chiude, il fondatore Ladar Levison dichiara l'impossibilità di continuare senza diventare complice di un crimine e consiglia di non confidare i propri dati privati a entità con sede negli Usa. Poco dopo chiude il servizio email di Silent Circle, azienda americana che fornisce servizi di telefonia e posta sicura. Il co-fondatore Phil Zimmerman, creatore del software di crittazione Pgp, dichiara di non poter più garantire la sicurezza dei dati. La Repubblica Federale Tedesca annuncia che tutti i maggiori gestori garantiranno con la crittografia i dati dei loro clienti. Prism-Break, sito che elenca risorse per evitare la sorveglianza di massa, indica un server italiano autogestito senza fini di lucro, Autistici/Inventati (A/I), come in grado di offrire un ventaglio completo di servizi consapevoli della privacy tra cui Hosting, Virtual Private Network, messaggistica ed email. Il Washington Post riporta questa valutazione in un articolo intitolato: Lavabit e Silent Circle hanno chiuso: che alternative restano? Durante il mese d'agosto A/I chiude alle nuove utenze di fronte all'enorme quantità di richieste. Per riaprirle poco dopo. Cosa vi caratterizza per essere indicati da Prism-Break come alternativa a Lavabit? «Esistiamo da 12 anni e cerchiamo con pochi mezzi, ma in maniera testarda di promuovere la libertà d'espressione e di conseguenza anonimato e privacy con una struttura tecnica pensata senza l'idea di profilare l'utente, ma al contrario di tutelarne la riservatezza – rispondono in maniera collettiva da A/I –. Non teniamo log né dati personali e promuoviamo un uso critico e consapevole della tecnologia. Forse per questo si sono interessati a noi». Questo ha portato loro una discreta visibilità, che ha fatto alzare la soglia d'attenzione verso chi richiede un servizio per accertarsi che sia consapevole di chi siano e da dove vengono: il mondo dell'autogestione e dell'hacking. «Sul piano tecnico – continuano – siamo in costante evoluzione, ma il progetto resterà ciò che è sempre stato: un esempio di come costruire internet possa essere declinato privilegiando l'elemento relazionale agli interessi economici». Quanta fatica costa essere un eroe della privacy? «Noi non siamo eroi. Al limite qualche denuncia o processo, e la fatica di mantenere l'infrastruttura che cresce di anno in anno. Il costo attualmente è tra i 10 e 15mila euro l'anno, tra spese tecniche e legali. Le nostre entrate provengono da sottoscrizioni e donazioni».
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