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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 16:30.

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Il palcoscenico, la corte federale californiana di San Jose, è quello più noto nell'ambito della vicenda giudiziaria che vede contrapposte dalla primavera 2011 i due colossi dei telefonini. Dal dibattimento dovrà sortire, in via definitiva, l'entità del risarcimento che Samsung dovrà versare ad Apple per aver violato alcuni suoi brevetti in 13 vecchi modelli (non più in vendita negli Stati Uniti) di smartphone e tablet.
La nuova querelle in tribunale è il previsto seguito della causa che nell'agosto del 2012 diventò fenomeno mediatico e assunse a protagonista assoluto il giudice distrettuale Lucy Koh, giudice che decretò in quella fase per Samsung la maxi multa da oltre un miliardo di dollari (poi ridotta di 450 milioni) per la violazione di cinque brevetti dell'iPhone.

Si decide l'entità del risarcimento
Detto che l'ipotesi di un patteggiamento extra giudiziale per chiudere la disputa sembra assai lontano (se non impossibile) e che a marzo 2014 è prevista la sentenza sul ritiro dal mercato di alcuni modelli di telefonini (compresi gli ultimi esemplari della famiglia Galaxy) del produttore asiatico, gli avvocati delle due parti sono ripartiti dalla questione più importante della vicenda, e cioè l'ammenda di poco meno di 600 milioni di dollari che grava ancora in capo a Samsung.

L'ammenda in questione potrebbe azzerarsi del tutto piuttosto che limitarsi a 52 milioni di dollari, cifra auspicata da Samsung per chiudere la pratica senza riconoscere alla rivale la quota di mancati profitti per i suoi iPhone, oppure incontrare i desiderata di Apple, che chiede come ricompensa 380 milioni aggiuntivi a quanto attualmente dovuto.

Giusto per completare il quadro, va ricordato come Samsung ha venduto 10,7 milioni di dispositivi colpevoli di violazione di brevetto per un fatturato di 3,5 miliardi di dollari, come Apple aveva chiesto alla corte di San Jose un risarcimento danni per 2,75 miliardi (il giudice decise per 1,05 miliardi, poi portata a 590 milioni) e come l'azienda coreana chiese senza ottenere nulla una ricompensa di 421 milioni per violazioni a sua volta subite ad opera della rivale.

I legali coreani all'attacco
Passati in rassegna i testimoni delle due parti (Apple ha chiamato in aula il Senior Vp per il Marketing Phil Schiller), da lunedi a San Jose sono entrati in scena gli avvocati con le loro rispettive arringhe, ultimo atto prima della delibera della giuria. Ieri i legali di Samsung hanno provato a scuotere la situazione con un'offensiva verbale già utilizzata in passato: "Apple doesn't own beautiful and sexy", assunto che per Cupertino suona come un invito esplicito a non rivendicare la proprietà esclusiva di attributi quali la bellezza e la sensualità. Il fine della provocazione a firma dell'avvocato William Price è il seguente: la casa coreana pagherà quanto richiesto dalla legge, avendo ammesso la violazione, ma non vuole sborsare ulteriore denaro per elementi di design, visto e considerato che tutti i produttori dovrebbero essere liberi di poterli usare.

Cupertino può richiedere di nuovo il blocco di 26 dispositivi Samsung
La decisione della United States Court of Appeals del Federal Circuit, diventata definitiva nelle scorse ore, regala per contro ad Apple una nuova chance per tentare di bloccare le vendita di telefonini e tablet Samsung che violano i suoi brevetti.
La nuova presa di posizone della Corte d'Appello americana ha infatti annullato quanto precedentemente definito dal giudice Koh e riapre le porte alla richiesta di ingiunzione per 26 dispositivi dell'azienda coreana. Apple, secondo quanto si apprende dalla carte, dovrà ora limitarsi a convincere i giurati che esistono precisi collegamenti tra le caratteristiche descritte nei brevetti e i dispositivi di Samsung. Ed ottenere di conseguenza il blocco negli Stati Uniti dei prodotti del chaebol asiatico.

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