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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2014 alle ore 20:04.
L'ultima modifica è del 10 gennaio 2014 alle ore 21:18.

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Larry Page (Afp)Larry Page (Afp)

Con la privacy in rete ormai soffocata dai social network, quello che rimaneva uno spazio più o meno privato, per certi aspetti intimo, la posta elettronica, rischia di trasformarsi in qualcosa di diverso. Con tanto dispiacere e una certa rabbia da parte degli utenti. Chiedere per credere a milioni di possessori di un account Gmail, il servizio di posta elettronica di Google, che da qualche ora hanno ricevuto un messaggio dal colosso californiano dove viene spiegato che a breve chiunque potrà inviare loro una mail, anche chi non conosce il loro indirizzo.

Come sia possibile è presto detto. Google ha aperto Gmail a Google+, il social network di big G che non riesce proprio a decollare. Quest'ultima azione sembra l'ennesima spinta forzata, in una lotta impari con il vero colosso social, cioè Facebook. Google continua a fare di tutto per scalare posizioni nel campo dei social. E a volte mette a rischio la soddisfazione dei suoi utenti. Come in questo caso.

Gli iscritti a Google+ sono, per forza di cose, possessori di un account Google e di una mail marchiata BigG. Fino a oggi, però, le cose erano rimaste distinte e separate. Gmail serviva semplicemente per fare il login nel social network di Google. Ora, invece, la connessione fra i due servizi sarà nettamente più forte. E pazienza se gli utenti non saranno granché contenti.

Tutti gli iscritti a Google+ potranno ricevere anche email dagli utenti inseriti nelle loro cerchie. Un fan che segue su Google + una nota star del cinema, ad esempio, potrà inviargli una email pur senza conoscerne l'indirizzo. Nel campo "a" di Gmail basterà inserire il nome della persona seguita e il gioco è fatto. Prevedibile cosa può succedere agli account degli utenti più seguiti su Google+.

Come bloccare il processo
Google ha già chiarito, però, alcuni aspetti che in parte tranquillizzano gli utenti di GMail. Innanzitutto l'indirizzo continuerà a rimanere anonimo, almeno fino a quando non si deciderà di rispondere a una email ricevuta da un follower. Allo stesso tempo sarà possibile rendere inattivo questo tipo di servizio sul proprio account di posta elettronica. Non appena il sarà attivo, infatti, comparirà fra le impostazioni la dicitura "Email via Google". Da qui sarà possibile scegliere se tenere attivo il servizio, se disattivarlo o se limitarlo a una cerchia ristretta di persone. In fine, le mail ricevute da utenti Google+ saranno catalogate in una nuova cartella chiamata "Social". Contenti così? Assolutamente no.

Tutti contro Google, da Mashable a Forbes
La decisione di Big G ha suscitato malumori diffusi. C'era da aspettarselo. Una forzatura simile non poteva certo passare inosservata. Chi può essere contento di ricevere sulla propria casella di posta elettronica una mail scritta da chiunque? Ovviamente nessuno, considerato che, come si diceva, nell'immaginario collettivo una casella di posta elettronica è ancora qualcosa di personale, al riparo dalla giungla dei social network.

Su siti e blog settoriali le critiche al co-fondatore e ceo del colosso di Mountain View, Larry Page, e a questa decisione unilaterale sono esplose nel giro di poche ore. Fra le più dure, quella comparsa su Mashable, uno dei siti tech e social più autorevoli al mondo. Con un post dal titolo eloquente (Sorry, Google+, We Still Won't Come to Your Party , Scusa Google, continueremo a non venire al tuo party), Chris Taylor ha accusato ferocemente Mountain View di voler portare ad ogni costo gli utenti su Google+, social network definito «senz'anima».

Su Mashable si parla di una strategia di business «tristemente familiare a Google». Pur di far crescere gli utenti di Google+, Larry Page prima ha reso necessaria l'iscrizione al social network per commentare un video di YouTube. Mentre adesso ha tirato fuori dal cilindro l'integrazione con Gmail.

Il malcontento è diffuso, insomma, perché se è vero che Google lascia comunque una via d'uscita nelle impostazioni che l'utente potrà andare a modificare, è abbastanza palese che molti utenti non lo faranno per pigrizia (o magari perché è troppo complesso).

Anche il magazine di economia e finanza Forbes c'è andato giù pesante, con un editoriale contro Larry Page dal titolo: Larry Page's Second Big Mistake, ovvero "il secondo errore di Larry Page". Un articolo dai toni duri incentrato, anche stavolta, sull'irrefrenabile voglia del Ceo di forzare la mano agli utenti e portarli "spintaneamente" su Google+. In fondo al pezzo una serie di tweet che annunciano l'abbandono di Gmail. Basterà questo per far cambiare idea a BigG? La storia dice di no.

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