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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2014 alle ore 10:58.

Le scienze e il progresso sono chiamate a superare le sfide della complessità. C'è un vasto mondo sotterraneo che lavora alacremente in questa direzione e sul quale i media si soffermano solo di rado, come nel caso della recente acquisizione con cui Google ha messo le mani su DeepMind.
Complessità, dicevamo, che può essere degnamente affrontata su tre diversi piani: supercomputer (la complessità comporta enormi moli di dati), la ricerca di nuovi materiali e nuovi procedimenti di calcolo e, infine, l'intelligenza artificiale. Questa, in breve, si propone lo scopo di comprendere il funzionamento – in senso olistico – della mente umana e riprodurlo in modo, appunto, artificiale.
Il potenziale inespresso
Al fascino della ricerca, che si sta muovendo a passi spediti, si unisce il potenziale economico. Secondo la società "Research and Markets" il mercato dell'Intelligenza Artificiale (AI) vale 900milioni di dollari annui, dato che ha il merito di potere crescere a dismisura e di spiegare facilmente l'offerta di 400milioni presentata da Google per DeepMind. A ciò va ad aggiungersi l'analisi con cui l'Università di Oxford sostiene che in futuro la metà dei posti di lavoro saranno collegati più o meno in modo diretto all'AI. Per approfittare dell'enorme potenziale occorre però sciogliere alcuni nodi, vediamoli.
Robot autonomi
Da automi ad autonomi il passo è tutt'altro che breve. Esistono già alcuni tipi di robot che possono essere "addestrati" per svolgere una serie limitata di funzioni. L'Università di Pisa, nel 2012, ha presentato "Face", un robot nato dalla collaborazione con la texana Hanson Robotics, capace di interagire con l'uomo facendo uso delle espressioni facciali (comunicazione non verbale) che riesce a riprodurre grazie a 32 diversi motori. Tutto questo, e non è poco, in un'epoca in cui quelli che comunemente chiamiamo "robot" sono macchine che svolgono funzioni limitate e dietro controllo umano. C'è ancora tantissima strada da fare.
Assistenza e accompagnamento
Non si può immaginare un robot evoluto che non possa essere utile all'uomo nelle sue attività quotidiane. Donna, assistente personale sviluppato da IncredibleLabs, svolge compiti di "segreteria evoluta". Ricorda appuntamenti, suggerisce il momento migliore in cui partire e studia – memorizzandole – le preferenze di chi ne fa uso. Anche in questo caso l'Italia si distingue: Massimo Leoni, ingegnere di IBM, ha un ruolo di primo piano nello sviluppo di Watson, il progetto open source le cui funzioni e i cui sviluppi sono utili anche alla creazione di interfacce con le quali dialogare direttamente.
Riconoscere e capire le emozioni
Esistono robot capaci di comprendere le emozioni analizzando le mimiche facciali o il tono della voce. Al di là dell'uso che si può fare di tali macchine ciò che è necessario superare sono gli scopi tipici dei robot, quelli della memorizzazione e l'analisi dei dati, entrambi necessari per lo sviluppo dell'AI ma che non sono scopi ultimi, piuttosto anelli di una catena.
Raccolte e superate queste sfide, si aprirà un'epoca di sviluppo irrefrenabile e incontenibile che potrebbe dare ragione all'ardita previsione fatta da Oxford.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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