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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2014 alle ore 21:07.
L'ultima modifica è del 24 febbraio 2014 alle ore 21:08.

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BARCELLONA - Atteso come una rockstar - tra le prime file Vittorio Colao, ceo di Vodafone, Franco Bernabè, ex presidente di Telecom Italia ma anche l'erede al trono spagnolo Felipe di Borbona con la moglie Letizia - Mark Zuckerberg tiene il keynote più importante del Mobile World Congress.

Questa, di per sé, è una notizia: la più grande fiera mondiale dedicata alla tecnologia mobile un tempo vedeva protagonisti gli operatori telefonici, cui spesso il ceo di Facebook si è riferito durante lo speech. Oggi sono i social network e in generale le internet company a vedere nello smartphone il luogo prediletto e nella connettività lo strumento per veicolare le applicazioni.

Zuckerberg non è Steve Jobs, e si vede. Ha parlato 45 minuti senza particolari guizzi, mantenendosi "alto" sulle visioni future senza entrare nel merito dei progetti specifici. Sulla recente acquisizione di WhatsApp da 19 miliardi di dollari, cifra che ha lasciato a bocca aperta gli analisti di tutto il mondo, il 29enne in maglietta, jeans e sneakers ha semplicemente detto che «probabilmente vale di più. Oggi è difficile capirlo perché fa molti meno ricavi rispetto a questa cifra, ma è una delle poche aziende in grado di raggiungere un miliardo di utenti (oggi sono la metà, ndr)». Questo interessa a Facebook, al punto che il modello di business del servizio di messaggistica non è la priorità.

Va detto che Zuckerberg ha sempre detto lo stesso di Facebook, quando chiunque gli faceva domande sul modello di business (lo racconda David Kirkpatrick «nel libro Facebook Effect», il giornalista che ha moderato l'incontro a Barcellona). Zuckerberg ha sottolineato che WhatsApp rimarrà un servizio autonomo rispetto a Facebook. Sui dati personali: «Ogni messaggio spedito non rimane sui server e non abbiamo intenzione di fare modifiche». Nella tarda mattinata era stato il ceo di WhatsApp a intervenire proprio qui a Barcellona, annunciando che presto, probabilmente già ad aprile, attraverso l'applicazione sarà possibile anche fare telefonate in voip, sul modello Skype.

Il ritornello dei 45 minuti di incontro è stato: vogliamo connettere il mondo. «Quanto abbiamo raggiunto il primo miliardo di utenti ci siamo chiesti, cosa vogliamo fare ora? La risposta è stata: portare internet ai due terzi del pianeta che oggi non ne ha accesso». Il risultato è Internet.org, che vede la collaborazione, tra gli altri, di Ericsson, Nokia, Samsung. «La nostra missione è portare internet a queste popolazioni, non la tecnologia in sé, ma quello che abilita» ovvero più informazione, accesso ad applicazioni e sapere (il ceo ha citato Wikipedia).

Zuckerberg intende aumentare il numero di servizi internet (anche gratuiti, almeno inizialmente) in queste popolazioni. Tenendo conto che anche in questa edizione del Mobile World Congress attori come Nokia e Firefox hanno annunciato modelli sotto i 100 euro, vuol dire che l'obiettivo dell'industria si è spostato verso i Paesi emergenti. Zuckerberg ha citato uno studio di Deloitte secondo cui con l'arrivo di internet la produttività di queste aree geografiche aumenterebbe del 25%, contribuendo al Pil con 2.200 miliardi di dollari pari a un incremento del 72%, generando oltre 140 milioni di posti di lavoro e sollevando 160 milioni di persone dalla povertà.

Facebook è una società quotata in Borsa, viene giudicata trimestre dopo trimestre e più persone connette più guadagna. Non tutti i protagonisti dell'industria vedono con favore un passaggio simile, ovvero internet per tutti, gratis o comunque a prezzi agevolati. Vittorio Colao, ceo di Vodafone, aveva detto al Financial Times poche settimane fa che Facebook gli aveva chiesto delle tariffe privilegiate in alcuni Paesi in via di sviluppo. La risposta è stata una secco no. Gli operatori nel nuovo scenario rischiano di diventare sempre meno protagonisti con un problema di redditività e dunque di capacità di investimento nelle infrastrutture.

Colao era in prima fila ad ascoltare Zuckerberg. A domanda su cosa ne pensasse dell'intervento la risposta è stata: «È meglio che non glielo dica».

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