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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2014 alle ore 09:11.

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Chi parla con Siri? L'assistente virtuale di iPhone che riconosce la voce, dialoga con l'utente, organizza l'agenda e interroga la rete si è rivelato un fenomeno più mediatico che altro. Dopo le immancabili domande sul senso della vita, dopo aver sorriso per la sua sapida ironia o per le risposte nonsense vagamente in stile Monty Phyton, Siri sembrerebbe aver esaurito gli argomenti. Se infatti l'idea di avere un assistente che capisce, comprende e agisce resta uno delle pulsioni più autentiche non più solo dei fan di Hall 9000 (il computer intelligente del film Odissea nello spazio), nelle pratica delle cose il dialogo con lo smartphone richiede ancora troppo tempo (e una buona dose di pazienza). Quantomeno per essere considerato un tool efficienze. Gli esperti di interazione uomo-macchina e di interfaccia sono comunque fiduciosi che è solo una questione di tempo. L'innovazione incrementale e miglioramenti nei sistemi di riconoscimento vocale, promettono, renderanno gli assistenti virtuali più performanti.

In effetti, l'industria non ha smesso di crederci e di investire. Microsoft sta lavorando su Cortana. Il nome è quello dell'intelligenza artificiale a forma di formosa compagna virtuale di Master Chief il super guerriero tutto casco e pistole protagonista della serie videoludica Halo. Il senso di Cortana, secondo indiscrezioni, è quello di sostituire la funzione di ricerca integrata in Bing dentro la nuova release del sistema operativo mobile Windows Phone. In pratica interrogherà il web combinando la ricerca del redivivo motore di ricerca Bing con altri servizi Microsoft. Anche Marissa Meyer di Yahoo! si è lasciata sedurre dagli assistenti personali tanto da aver messo sul piatto 10 milioni di dollari per lavorare insieme agli ingegneri della Carnegie Mellon University al progetto InMind. In pratica si è data cinque anni per realizzare uno strumento a forma di assistente capace di comprendere il linguaggio umano e di agevolare le ricerche di contenuti e altro online, nella memoria del dispositivo e nella cloud. In più Rispetto a Siri, Ron Brachman a capo degli Yahoo Labs vuole un sistema in grado di sostenere una conversazione tenendo conto del contesto. Un passaggio di non poco conto, perché richiede risorse di calcolo in parallelo e sistemi di semantica non banali.

Da alcuni mesi poi rumors danno per imminente il rilascio di una app per smartphone con dentro Watson, il supercomputer di Ibm che ha battuto un essere umano a un quiz televisivo. Per far entrare un cervellone di quel tipo dentro uno dispositivo mobile i tecnici di Big Blue dovranno per prima cosa lavorare su consumi energetici e di banda larga. Ma il problema non è solo tecnologico. Quello che manca agli assistenti è la capacità di comprendere quello che vogliamo in modo più umano e quindi più ampio. Finora Siri può solo ascoltare. Per esempio, non ci vede, non legge i segnali delle mani o del volto. Gli esperimenti di computing percettivo di Intel vanno invece nelle direzione di fornire più "sensi" (sensori di movimento e videocamere) ai computer portatili in modo da aiutarli a interpretare i nostri desiderata. Un progetto da tenere d'occhio è anche quello di Google che ha realizzato un device mobile in grado di percepire e fotografare la realtà in tre dimensioni. Sembra in grado di rilevare 250mila informazioni al secondo di un luogo fisico. Per Siri, Cortana o Watson vorrebbe in prospettiva capire di più e più velocemente.

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