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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 16:32.
L'ultima modifica è del 19 marzo 2014 alle ore 16:35.

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Oggi il gas, un terzo o poco meno di quello che serve per alimentare l'Italia. Un domani molto vicino (si parla del debutto nel 2015 per un progetto che dovrebbe assumere le sue forme definitive entro il 2020) l'Algeria ci rifornirà, o almeno intende provarci, direttamente l'elettricità. Elettricità generata né con il metano né con il petrolio ma con le pale eoliche. A prezzi addirittura dimezzati, nonostante le spese per trasportare i loro elettroni a casa nostra, rispetto alla produzione eolica italiana. Prezzi comunque competitivi rispetto all'energia che produciamo con le centrali elettriche tradizionali alimentate con il gas.

Promessa realistica? Sembra di sì. Un corridoio elettrico dal Nord Africa in Italia sta prendendo forma con i primi cavi stesi a cura del nostro operatore di rete, Terna, tra la Tunisia e la Sicilia. E se le ambizioni di export elettrico nei paesi del Nord Africa dovessero prendere davvero quota altri cavi potrebbero aggiungersi.

Conti vantaggiosi
I fondamentali economici dell'operazione - sottolineano gli analisti di quotidiano energia - sono già imbastiti: secondo le stime attribuite al consorzio Desertec (l'alleanza che raccoglie anche gli operatori europei nell'energia e nella finanza, come le nostre Enel e Terna ma anche Unicredit e Intesa San Paolo, proprio per sviluppare iniziative di generazione da fonti rinnovabili nel continente africano) il costo della generazione eolica nei migliori siti terrestri dell'Algeria è stimato tra 6,5 e 8,5 centesimi di euro a kilowattora, che diventano 9 o 10 centesimi si includono i costi di trasmissione fino all'Italia considerando le infrastrutture in corso di realizzazione. La stima si basa su uno studio realizzato da Desertec insieme all'azienda di Stato algerina Sonelgaz sul potenziale eolico dei paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. Che per il business dell'elettricità eolica "presentano condizioni particolarmente favorevoli", rimarca lo studio precisando che nella fascia settentrionale africana il costo della produzione eolica è già oggi competitivo con quello delle centrali che bruciano idrocarburi.

La corsa al vento
Un affare per tutti. Tant'è che - fa rilevare lo studio di Desertec - i paesi dell'area hanno adottato obiettivi davvero ambiziosi, con l'intenzione di portare le installazioni eoliche ad almeno 20 gigawatt di potenza complessiva entro questo decennio. Particolarmente attivo l'Egitto, che ha un target di 7,2 GW, seguito dal Marocco con 2 GW, dalla Libia con 1,5 GW e appunto dall'Algeria dalla Tunisia che hanno obiettivi quantitativamente più modesti (attorno ai 0,5 GW nella fase iniziale) ma con l'intenzione di debuttare per primi nel mercato dell'export di elettricità.

La corsa dei paesi nordafricani si sta concretizzando proprio mentre lo sviluppo dell'energia eolica europea sta segnando un rallentamento. Fa notare l'associazione europea di settore (Ewea) nel suo ultimo rapporto che nel 2013 i paesi comunitari hanno allestito nuovi parchi eolici per poco più di 11mila megawatt in totale, l'8% in meno rispetto al 2012, che però con oltre 12.000 MW aveva messo a segno il record storico. Fanalini di coda Spagna, Italia e Francia, che rispetto all'anno precedente hanno mostrato contrazioni rispettivamente dell'84, del 65 e del 24% , deprimendo la prestazione complessiva dell'Unione europea nonostante l'accelerazione messa a segno anche nel 2013 da Germania e Danimarca. Nella Ue l'eolico non è comunque messo male in confronto alle altre fonti rinnovabili: nel 2013 ha infatti rappresentato circa un terzo della capacità di generazione installata.

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