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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 13:28.

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Mentre negli Usa c'è chi – come Google – sperimenta reti Internet capaci di viaggiare anche a 10 Gigabit al secondo, nel nostro Paese si è ancora costretti a parlare di digital divide, con oltre 2 milioni di persone che non possono utilizzare neanche la Adsl standard, mentre molte di più non hanno la possibilità di accedere alle soluzioni tecnologiche più performanti. L'unico aspetto positivo, come mette in evidenza uno studio realizzato da Sos Tariffe.it, è che negli ultimi anni si è effettivamente ampliato il numero delle alternative a disposizione degli utenti per accedere al web. La velocità maggiore in commercio nel nostro Paese (fino a 100 Mbit al secondo, Mbps ) è assicurata dalle connessioni in fibra "completa", dove cioè i cavi in fibra arrivano direttamente nelle abitazioni, garantendo prestazioni realmente molto simili a quelle promesse dalle compagnie, con problemi qualitativi sostanzialmente ridotti al minimo. Il costo di questa soluzione è senz'altro importante (gli abbonamenti mensili partono da 25 euro al mese per il primo anno, poi vanno a salire) ma, soprattutto, il limite maggiore è che la fibra oggi è disponibile quasi esclusivamente a Milano. Circa il 15% della popolazione, invece, è raggiungibile da una tecnologia commercializzata come fibra ma, in realtà, basata su una Adsl avanzata, chiamata Vdsl. In questo caso i cavi in fibra raggiungono gli "armadi stradali" vicino alle abitazioni e solo un ultimo breve tratto è quindi ancora in rame. Le prestazioni sono buone anche se difficilmente si potranno raggiungere i 100 Mbps ma, più probabilmente, ci si fermerà tra i 60 e gli 80 Mbps; il costo, invece, è equiparabile a quello delle soluzioni in fibra.

La grande maggioranza della popolazione italiana deve invece accontentarsi della Adsl tradizionale, che può garantire una velocità fino a 20 Mbps al secondo. In realtà, però, come mette in evidenza lo studio Sos Tariffe.it, gli utenti devono spesso fare i conti con un'eccessiva differenza tra la velocità di download effettiva e quella nominale. Insomma, i 20 megabit al secondo promessi spesso sono molti di meno, eppure i costi sono sostanzialmente allineati a quelli delle più evolute offerte in fibra. Ma le prestazioni ridotte della Adsl restano un miraggio per quella fetta importante della popolazione italiana (la stima è del 40% circa), che non può accedere via cavo neanche a una navigazione di 2 Mbps.

Però, come dicevamo in precedenza, le alternative tecnologiche alla connessione via cavo sono oggi più consistenti e reali rispetto a qualche anno fa: tutti abbiamo assistito al recente boom del wireless mobile, come le chiavette e tutti gli altri dispositivi che sfruttano la connettività da rete cellulare (Audiweb stima che ben 22 milioni di italiani accedano a Internet con gli smartphone). La tecnologia 3G, che garantisce una navigazione sino a 10 Mbps al secondo, ormai copre quasi tutto il territorio nazionale, mentre la copertura del 4G, che consente di connettersi sino a 60 Mbps, è usufruibile da circa il 30% della popolazione. I prezzi sono decisamente abbordabili (si parte da abbonamenti di 6 euro al mese) ma la qualità della navigazione può lasciare spesso a desiderare, soprattutto per quanto riguarda la stabilità della connessione in mobilità. Il successo della navigazione via cellulare ha un po' oscurato la tecnologia simbolo della "lotta" al digital divide, il WiMax, ossia il wireless fisso, diffuso per l'appunto nelle zone prive di copertura tradizionale. Il WiMax può garantire una velocità sino a 20 Mbps, per un costo che si aggira intorno ai 15 euro al mese. Queste prestazioni, però, si raggiungono più facilmente nelle ore notturne, quando il numero degli utenti che gravitano su uno stesso ripetitore diminuisce.

Lo studio segnala, comunque, l'esistenza di un'alternativa, probabilmente ancora sconosciuta alla maggioranza degli utenti, ossia il collegamento via satellite: negli ultimi anni i prezzi minimi dei canoni mensili sono scesi dagli oltre 100 euro fino ai circa 30 euro attuali (tutte le offerte si possono comparare a questo link) e la connessione è diventata bidirezionale, cioè sono sufficienti l'antenna e il router per scaricare e inviare dati. Il grande vantaggio è che la copertura non è un problema: orientando correttamente la parabola satellitare è possibile portare Internet in qualsiasi zona d'Italia, anche la più remota. Le velocità reali, hanno, inoltre, più probabilità di avvicinarsi a quelle nominali. Digital divide del tutto superato allora? In realtà anche il satellite ha alcuni limiti, come il numero di GB scaricabili ogni mese, oltre che una navigazione percepita dall'utente "più lenta", rispetto alla connessione via cavo, a causa di una latenza superiore (ossia la velocità di risposta del sistema, per via della distanza del satellite). Inoltre, occorre mettere nel conto un consistente esborso iniziale per l'acquisto dell'apparato oppure un significativo canone di noleggio mensile. Insomma, i problemi tecnologici restano e aiutano a spiegare perché soltanto il 53% degli italiani usi regolarmente Internet, contro una media Ue del 70% (Rapporto annuale della Commissione europea su Agenda Digitale).

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