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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2014 alle ore 10:04.
L'ultima modifica è del 01 giugno 2014 alle ore 10:38.

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Lo Stato saprà quanto sta spendendo e come, mese per mese, e le aziende avranno uno stimolo per abbracciare il digitale. E quindi diventare più competitive. Sono i doni che porta nel sacco la fattura elettronica, obbligatoria verso la Pubblica amministrazione centrale dal prossimo 6 giugno. Dopo un anno esatto, l'obbligo si estenderà anche alle Pa locali e quindi la rivoluzione sarà completa.

La fatturazione elettronica porta conseguenze ad ampio respiro. Ecco perché l'Unità di missione per l'Agenda digitale, con lo scorso Governo, ha deciso di partire da qui per attuare la grande riforma dello Stato nel senso del digitale.

«La fattura elettronica non è solo una grande trasformazione del modo di lavorare della Pa. Significa anche che per la prima volta lo Stato italiano avrà piena contezza delle proprie spese: un vero e proprio "controllo di gestione", insomma, alla stregua di una qualsiasi grande azienda», sostiene Anna Pia Sassano, dirigente dell'Agenzia delle Entrate. Come membro dell'Unità di missione, è lei che ha lavorato per avviare la fatturazione elettronica nella Pubblica amministrazione.

Grazie al formato elettronico, ogni fattura viene tracciata in modo univoco, dal Sistema di interscambio (gestito dall'Agenzia delle Entrate) fino all'ufficio competente nella Pa che deve pagarla. Lo Stato potrà apprendere così mese per mese lo stato dei conti per ciascuna Pa, mentre finora ha dovuto aspettarne il bilancio annuale. La Ragioneria generale dello Stato può confrontare le fatture ricevute dal Sistema con i mandati di pagamento, per scovare le amministrazioni ritardatarie. Più trasparenza, più tracciabilità, più controllo, insomma: il sistema dei conti pubblici diventerà più efficiente.

«Attenzione, però», avverte Sassano, che dalla prossima settimana passerà in forze a Poste Italiane (voluta dal nuovo amministratore delegato Francesco Caio, che ha diretto l'Unità di missione). «Qualcuno, equivocando, ha pensato che abbiamo concepito tutto questo allo scopo di ammodernare la Pa. Il fine ultimo è invece un altro, più ampio: favorire lo sviluppo commerciale del Paese, spingendo le aziende sulla via del digitale», spiega Sassano.

Questo può avvenire per due motivi. Da una parte, a un livello superficiale, perché i fornitori della Pa sono adesso costretti a fare i conti con il digitale. Dall'altra, a un livello più profondo, «sulla scorta della fattura elettronica le aziende faranno innovazione, sviluppando servizi a valore aggiunto business to business», dice Sassano.

«Il servizio base è un software che crea e manda la fattura dall'azienda fino al Sistema di interscambio. I servizi a valore aggiunto, che vedo già nascere da banche e vendor It, vanno oltre: immettono in automatico i dati nella fattura, la conservano; fanno l'anticipo fattura od offrono alle aziende una gestione semplificata degli aspetti finanziari. Quest'ultimo servizio le banche lo offrono da tempo, ma su fatture cartacee è stato sempre piuttosto costoso. Con quelle elettroniche diventa alla portata di molte aziende, rendendole più competitive», aggiunge.

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