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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2014 alle ore 12:03.
L'ultima modifica è del 25 giugno 2014 alle ore 12:19.

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Sta per concludere il suo primo round di funding di 500mila dollari, dove l'investitore é l'Università. Dopo tutto l'idea e il progetto si é sviluppato all'interno di un campus. Campus Bubble (campusbubble.com) é un social network privato che informa e mette in comunicazione gli studenti di una stessa università su eventi, feste, manifestazioni e iniziative che si svolgono all'interno dell'Emory University di Atlanta, che per l'occasione ha indossato i panni di un perfetto VC.

Fondato da 3 amici, Campus Bubble ha l'ambizione di conquistare alcune delle più importanti università degli Stati Uniti con visioni e speranze internazionali, fra cui l'Italia. Uno dei founder, infatti, é Giovanni Hobbins (23 anni), director of Product, entrepreneur italo-americano (mamma italiana e papà americano) che si é trasferito negli Stati Uniti quando aveva 3 anni. Parla italiano anche se confessa di usare la lingua del Bel Paese solo quando chiacchiera con sua madre.

«Negli Stati Uniti si riscontra una più ampia cultura dell'investimento e un' attitudine al rischio maggiore rispetto a un paese come l'Italia - dice Giovanni Hobbins - Esiste un intero ecostistema di investors angels, incubator e persone singole pronti ad aiutare e sostenere nella crescita e nello sviluppo della propria azienda» .

Basta pensare che solo negli Stati Uniti ci sono 800 incubatori, la maggior parte in Silicon Valley, a cui ogni entrepreneurs può appoggiarsi, se selezionato, per sviluppare la propria idea e trasformarla in un'azienda vera e propria. Il percorso di ogni start up è diverso, ma esistono una serie di step che ogni piccola azienda deve affrontare prima di fare la sua "exit", cioé essere acquistata da una Tech company, come Google, Facebook, Twitter.

Paul Graham, co-founder di Y Combinator, seed capital firm della Bay Area, Marc Andreessen e i vari angels sono tutti d'accordo nell'affermare che prima di iniziare un qualsiasi tipo di attività é necessario conoscere il mercato dove ci si vuole inserire e capire se ci sono dei potenziali clienti.

«Esiste una fase preliminare -spiega Hobbins - che viene chiamata valuation, in cui cioé si comprende se l'idea che verrà proposta sul mercato avrà realmente la capacità di diventare una soluzione a un problema. Nel nostro caso, per esempio, non esisteva una sorta di bacheca interattiva e di scambio fra gli studenti. Usavano Facebook e Twitter, ma più che altro per comunicare con amici lontani, e non con i proprio compagni di classe sulle varie attività che venivano organizzate all'intreno del campus».

Una volta effetuata la ricerca e dopo aver stabilito il mercato di riferimento é necessario incontrare le persone giuste e partecipare a incontri. Non solo in Silicon Valley, ma anche in varie parti degli Stati Uniti, fra cui Seattle, New York, Los Angeles, la cultura tecnologica é molto diffusa e non solo esperti del settore o persone che lavorano nel campo sono disponibili e interessati offrire consigli, ma anche semplici appassionati o curiosi.

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