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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2014 alle ore 08:13.

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aÈ possibile combattere la corruzione a colpi di open data e trasparenza? La partecipazione civica può far evolvere il processo di Open Goverment? Nell'Italia al 69º posto nel mondo, secondo l'indice di percezione della corruzione nel settore pubblico e politico, il Corruption Perceptions Index (Cpi) elaborato da Trasparency International, dove il fenomeno per il 97% degli italiani è dilagante (European Anti-corruption Report 2014) sorprenderà constatare che è possibile applicare "transparency, participation, accountability" e cominciare a sviluppare un'altra visione del Bel Paese.
Un'Italia che si presenta come possibile laboratorio di sperimentazione di nuovi percorsi di legalità tanto che la Commissione europea ha dato incarico al Rissc, il Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità, per sviluppare Tacod, progetto di ricerca internazionale sull'uso degli open data nella lotta alla corruzione. A partire dai dati aperti pubblicati dal dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica sul portale OpenCoesione.gov.it, relativi a 750mila progetti pari a oltre 99 miliardi di euro di investimenti, programmati nel ciclo 2007-2013 da Regioni e amministrazioni centrali dello Stato, provenienti dalle risorse per la coesione della Ue. Dove è possibile consultare tempistiche, dotazione finanziaria, pagamenti effettuati, luoghi dove gli interventi vengono realizzati.
Una mole di informazioni che messa a disposizione dei cittadini ha favorito la nascita di Monithon, iniziativa indipendente di monitoraggio civico che utilizza la piattaforma open source di activist mapping, Ushahidi (nata in Kenya), per georeferenziare i progetti, analizzarli e raccoglierli in maniera sistematica. E che, insieme al portale di Open Coesione, ha portato l'Italia alla candidatura come best practice agli Open Government Awards 2014, nell'ambito dell'Open Government Partnership.
«Anche se, pur rispondendo a un input iniziale all'utilizzo dei dati da parte del Dps, la nostra iniziativa è indipendente e svincolata dal portale governativo», precisa Paola Liliana Buttiglione, archeologa e co-fondatrice della piattaforma nata all'interno dei raduni nazionali della comunità «Spaghetti Open Data», rete informale nazionale di cittadini e cittadine che hanno a cuore i dati aperti e l'informazione libera.
«Chiunque sia dotato di curiosità e buona volontà può mostrare come vengono spese le risorse pubbliche», dichiara convinta Chiara Ciociola, community manager, tra i fondatori di Monithon. A differenza di altri progetti open data, non ci si limita a un'elaborazione dei dati e alla loro rappresentazione grafica, ma è richiesta una partecipazione attiva e un discreto consumo di "suola delle scarpe". Per osservare, documentare anche visivamente l'avanzamento lavori e lo stato di attuazione delle opere finanziate.
Così è stato fatto per l'Anello Ferroviario di Palermo con Mobilita Palermo, la Metropolitana leggera di Sassari, l'impianto di compostaggio di Sassari. Così potrebbero essere monitorate le bonifiche intorno all'Ilva di Taranto e le opere di riqualificazione dei quartieri Tamburi e Paolo VI, finanziate dal Cipe. Un metodo utilizzato anche da Action Aid, che ha realizzato un proprio progetto di monitoraggio civico con OpenRicostruzione sulle imprese di Finale Emilia beneficiarie di fondi europei per la ricostruzione post-sisma.
Monithon si rivolge, infatti, sia ai singoli che alle associazioni e gruppi di cittadini organizzati che, anche ignorando i principi della "data literacy", possono scaricare il toolkit con le istruzioni per diventare veri monithers. E già a partire dalla prima maratona nazionale di monitoraggio del 22 febbraio scorso, durante l'Open Data Day, le comunità si sono moltiplicate su tutto il territorio nazionale da «Monithon Calabria», a «Monithon Piemonte» fino a «Monithon Potenza».
Da qui la collaborazione con Libera e OpenPompei, per realizzare la mappatura e il monitoraggio dal basso dei beni confiscati alle mafie. Fino all'iniziativa di civic hacking realizzata durante il quarto raduno nazionale di Spaghetti Open Data che ha realizzato il portale Confiscati Bene rendendo facilmente ricercabili e geolocalizzate le proprietà inventariate dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Un metodo replicabile su scala nazionale, quindi, che ha bisogno, però, di formare cittadini consapevoli, informati e armati di buone conoscenze digitali. Un primo passo è certamente «A Scuola di OpenCoesione» percorso tra open data, monitoraggio civico e data journalism per gli studenti delle scuole superiori. Da circolare del Miur, nel prossimo anno scolastico potrà essere estesa a tutto il territorio nazionale. E open data e monitoraggio civico sono presenti anche nei corsi di laurea magistrale dell'Università degli Studi di Salerno con Diritto di Accesso Civico, progetto sviluppato da Daniela Vellutino, docente della cattedra di Comunicazione pubblica e linguaggi istituzionali.
Buone pratiche possibili che non possono nascondere, però, un processo troppo lento verso la trasparenza, all'interno delle stesse istituzioni italiane. Proprio l'Autorità nazionale anti-corruzione che sta monitorando gli obblighi di pubblicazione relativi ai pagamenti, alle società partecipate, alle tipologie di procedimento, all'accesso civico dei siti web di ministeri, Grandi Comuni e Asl, ha rilevato e ottenuto report incompleti tanto da doverli ancora risollecitare agli enti interessati.

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