I dubbi dei lettori sul 2014 e le risposte dei gestori
di Vitaliano D'Angerio
1. Venezuela e dintorni
Loris Centola
Sono un assiduo lettore di Plus 24. Il 6 dicembre ho ricevuto una newsletter finanziaria dal titolo: "Un cigno nero si aggira in Sudamerica....". Venivano sviluppate una serie di valutazioni sulle economie argentine e venezuelane. La cosa mi ha decisamente colpito e angosciato in quanto detengo in portafoglio il bond governativo Venezuela 2027 rating B in valuta USD.
Questo bond era stato valutato molto ballerino da un funzionario di un "borsino", ma difficilmente a rischio default in quanto governativo del 4/5°paese produttore di petrolio. Con le notizie avute la mia paura si è enormemente ampliata creandomi angoscia come non mai, le detengo da qualche mese al prezzo medio di 78 USD per una cifra vicina ai 95mila euro. Gradivo un vostro cortese consiglio sul come comportarmi; vendere, alleggerire o altro. Certamente il mio obiettivo, dopo le notizie lette, è quello di disfarmene. Ma il rischio di un default è prossimo oppure posso pensare di avere il tempo di uscirne? La banca che ha accettato il mio ordine di acquisto mi aveva avvertito che i rischi c'erano, ma la mia avidità per la cedola e le prime pseudovalutazioni avute a suo tempo mi hanno fatto fare quello che ora valuto come un grosso errore.
Lettera firmata
La risposta di Loris Centola, responsabile ricerca UBS Wealth Management
Il lettore ha ragione ad avere timore. Quando Nicolas Maduro è diventato presidente del Venezuela nel dicembre dell'anno scorso ha promesso una serie di riforme: efficienza dello Stato, riforme per evitare che ci sia troppa dipendenza del Venezuela dal solito petrolio e, soprattutto, la riforma sulla liberalizzazione del tasso di cambio. Riforme che di fatto non sono state realizzate. Ha fatto qualcosina con la Cina e la Russia per quanto riguarda il petrolio ma per il resto non ha fatto granché. Il Venezuela in questo momento ha di fronte un dilemma.
Prima di tutto devono cercare di aumentare le riserve in portafoglio; da quando Maduro, è stato nominato presidente, le riserve in dollari si sono ridotte di 9 miliardi in pochissimi mesi. Attenzione, non parliamo da 909 miliardi a 900 miliardi, ma siamo passati da 29 miliardi a 20 miliardi. E dai massimi del 2008 siamo passati da 40 miliardi alla metà, a 20 miliardi. Quindi un modo per risolvere il problema è stampare moneta e comprare dollari. Il problema è che, ultimo dato di ottobre, c'è il 54% di inflazione; noi dovremmo mandare Maduro in Giappone, risolverebbe il problema.
Ed ecco la seconda parte del dilemma: la liberalizzazione del bolivar, ossia della moneta. Secondo le statistiche che sono disponibili tra il mercato grigio o nero e il mercato bianco, il bolivar è sopravvalutato del 900%, ossia lo spread tra il bolivar nel mercato ufficiale e nel mercato non ufficiale è del 900%. Ovviamente il bolivar è sopravvalutato fortemente. C'è bisogno di un deprezzamento, quindi c'è bisogno della liberalizzazione del mercato, però se effettivamente questo bolivar si va a deprezzare del 15-20% ecco che importa l'inflazione.
Ora, raccomandazione per il lettore: 2027 è una scadenza troppo lunga; noi abbiamo "sell" su questa obbligazione, non abbiamo quindi raccomandato ai nostri clienti di acquistare; a partire dall'8 dicembre, ci sono state delle elezioni regionali locali in Venezuela, dove l'opposizione ha guadagnato un po' di terreno e c'è stata una compressione degli spread. Quindi c'è stato un rally di queste obbligazioni di circa 100 punti base, dell'1%: questo dunque è il momento di vendere. Se il signore vuole rimanere sul Venezuela, deve andare sul 2014-2015.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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