L'Italia ha agganciato il treno della ripresa ma la crescita subirà un brusco rallentamento nel corso dell'anno. L'Ocse prevede un rialzo del Pil dell'1,2% su base annua per il primo trimestre 2010 - migliore delle attese di un -0,3% - ma dello 0,5% nel secondo trimestre. In calo, dunque, rispetto alla sua ultima previsione (del novembre del 2009) secondo la quale nel 2010 il prodotto interno lordo si attestava sull'1,1% per salire all'1,5% nel 2011. È quanto contenuto nelle proiezioni dell' «Interim assesment». Questo, precisa l'Organizzazione, a seguito di un calo dell'1,3 per cento su base annua registrato nell'ultimo trimestre del 2009. L'Ocse prevede un margine di errore piuttosto elevato per queste proiezioni: +/- 1,4% per il primo trimestre, +/- 1,6% sul secondo.


Gli alti Paesi. La dinamica di crescita delineata per l'Italia si discosta dunque dalla media delle prime tre economie dell'area euro (oltre al nostro Paese Germania e Francia), influenzata quest'ultima dalle attese per la Germania dove invece, secondo l'Ocse, la crescita resterà ancora negativa nel primo quarto dell'anno (-0,4% annualizzato) per poi rimbalzare al 2,8% nei successivi tre mesi. Per la Francia le stime puntano a +2,3% e +1,7%, per la Gran Bretagna a +2% del primo trimestre a +3,1% nel secondo. La media dei primi tre paesi dell'euro sarà di 0,9% per gennaio-marzo e di 1,9% per aprile-giugno. Guardando invece al quadro internazionale, l'Ocse vede una ripresa per l'economia mondiale ma prevede un rallentamento della crescita nelle prima metà dell'anno. Il Pil Usa crescerà più in fretta di quello delle prime tre economie dell'area euro (Italia, Francia e Germania): +2,4% nel primo trimestre e +2,3% nel secondo. In Giappone la crescita sarà dell'1,1% e del 2,3%. Per il complesso dei Paesi G7 le stime trimestrali annualizzate sono di 1,9% e 2,3%, rispettivamente per il primo e per il secondo trimestre dell'anno.

Ripresa fragile. «Nonostante alcuni segnali incoraggianti la fragilità della ripresa economica, un mercato del lavoro fragile e possibili turbolenze sui mercati finanziari sottolineano la necessità di essere cauti nel rimuovere le misure di sostegno», spiega l'Organizzazione dei paesi più industrializzati nel suo documento. Resta la necessità - avverte l'Ocse - di risanare i conti pubblici e di attuare «programmi di consolidamento nel medio termine» in molti Paesi, anche se «il consolidamento» dei conti «dovrebbe partire nel 2011, o prima dove necessario, ed essere graduale per non minare la ripresa».

Lo stato della crisi. L'Ocse sottolinea inoltre come siano «migliorate le condizioni finanziarie dei mercati», nonostante la presenza di fattori di stress finanziario come la Grecia e Dubai, anche se le banche - avverte l'Organizzazione con sede a Parigi - restano «vulnerabili a perdite sui crediti ed esposte al rischio dei tassi di interesse», pur avendo rafforzato il loro capitale. Per quanto riguarda l'andamento dei prezzi il documento sottolinea come l'inflazione stia mostrando una dinamica «moderata», nonostante le «pressioni associate all'aumento dei prezzi delle materie prime negli ultimi mesi». Sul fronte del mercato del lavoro, «gli indicatori si sono stabilizzati - spiega l'Ocse - il tasso di disoccupazione ha probabilmente raggiunto il suo picco massimo negli Stati Uniti» mentre l'aumento della disoccupazione «è stato più contenuto nell'area dell'euro». La domanda privata - si legge ancora nel documento previsionale - risentirà ancora del peso della crescita «lenta» del credito e dalla debolezza del mercato del lavoro, mentre più in generale la crescita globale beneficia soprattutto delle buone performance di alcuni Paesi emergenti tra cui Cina, Brasile ed India.

L'auto rallenta la crescita italiana. Il rallentamento nella crescita del Pil italiano tra il primo e il secondo trimestre 2010, ha spiegato il capo economista dell'Ocse Pier Carlo Padoan a margine della presentazione dei dati, può essere spiegato «almeno in parte» dalle dinamiche del mercato dell'auto. «Nell'economia italiana le vendite di auto sono un fattore importante - ha aggiunto - La loro crescita ha spinto in alto il Pil del primo trimestre ma tale effetto si va esaurendo, giustificando in parte la cifra più bassa per il secondo trimestre».

Padoan: l'Italia ha fatto bene a non stimolare il Pil. Ha fatto bene l'Italia ad astenersi dall'adottare ampie misure di stimolo alla crescita economica, scelte da altri paesi per contrastare la crisi: nel suo caso «si è dimostrata la politica giusta», ha rilevato il capo economista dell'Ocse, Pier Carlo Padoan, «perché i paesi con debito pubblico elevato sono più esposti alle preoccupazioni dei mercati» (un caso per tutti quello della Grecia). E oltre all'elevato debito, l'altro problema strutturale che la penisola si trascina da molti anni, ben prima della crisi economica, è la tendenza a una bassa crescita. «Non è un contesto facile in cui operare», ha riconosciuto Padoan. Sull'Italia «le nostre raccomandazioni sono di affrontare le cause di lungo termine» alla base delle basse performance dei paese, su crescita e conti pubblici. Bisogna procedere «a progressive riduzioni della spesa pubblica e allo stesso tempo affrontare i motivi della di bassa crescita», ha detto Padoan, durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto di interim dell'ente sull'economia dell'area Ocse.


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