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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 10:08.

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Perchè l'Italia non cresce 18 / Il digital divide che penalizza le PmiPerchè l'Italia non cresce 18 / Il digital divide che penalizza le Pmi

E c'è anche qualche storia a lieto fine, non senza la complicità di un pizzico di fortuna: «Nel distretto di Molfetta-Bari abbiamo ottenuto una buona quantità di banda solo perché sono arrivati di colpo un outlet e un grosso centro commerciale – spiega Domenico Favuzzi, amministratore delegato di Exprivia, gruppo quotato in Borsa specializzato in soluzioni tecnologiche – altrimenti forse adesso saremmo ancora lì ad aspettare. Diciamo che fino al 2007 è stato un disastro, poi le cose sono migliorate, anche se si dovrà lavorare ancora».

Dalla Puglia al Biellese, dove non solo il distretto dell'industria tessile, in particolare le Valli Mosso e Cervo, è a secco di collegamenti, ma anche chi lavora nella logistica come Christian Ferrari della Mulicar di Gaglianico: «La linea più stabile che riesco ad avere è di 2 megabit – racconta il signor Ferrari – e pensare che dalle nostre parti la fibra ottica è arrivata molti anni fa con la dorsale di Fastweb pensata per servire Banca Sella. Il problema è che per attaccarsi a questa dorsale i costi sono troppo elevati e le aziende più piccole non riescono a sostenere l'investimento».

Eppure qualcosa si muove perché le Regioni stanno investendo – tagli tremontiani permettendo – proprio per portare internet un po' dappertutto. Anche se, come spiega Ennio Lucarelli, vicepresidente vicario di Confindustria servizi innovativi, «a volte non si riescono a individuare con chiarezza le priorità e allora capita che s'investa dove c'è meno bisogno. E viceversa».

Una buona notizia arriva dalla Lombardia, di certo la Regione più ricca d'Italia, tuttavia con nicchie impensabili di digital divide, soprattutto nelle aree montane ma non solo (si pensi al Gallaratese). Il Pirellone ha appena siglato un maxi-accordo con Telecom Italia per investire 95 milioni in due anni per cablare 707 Comuni (su quasi 1.600; si veda il Sole 24 Ore di ieri). Un investimento coperto per 41 milioni da fondi pubblici – dei veri e propri aiuti di Stato autorizzati da Bruxelles – mentre la parte rimanente sarà investita da Telecom.

E nelle altre Regioni? Il piano complessivo d'investimenti di Infratel al giugno 2012 prevede fondi per quasi 382 milioni per 1.474 nuove centrali e 8.529 chilometri di fibra ottica. Con il Trentino che fa caso a sé, ma qui si parla di tutt'altra partita, ovvero della nascita di una rete superveloce da 100 megabit - il famoso Next Generation Network – dove la quadra è stata trovata sempre tra l'ex monopolista e la Provincia autonoma di Trento per la costituzione di una newco nella quale far confluire le infrastrutture passive con accesso aperto, almeno sulla carta, a tutti gli altri operatori (si veda il Sole 24 Ore del 9 febbraio).

Ma le magagne rimangono, nonostante i moniti europei della battagliera Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l'Agenda digitale, che già l'anno scorso ammoniva: «La velocità della banda larga è ossigeno per le comunicazioni digitali, essenziale per la prosperità e il benessere dell'Europa». Vallo a spiegare a Fabio Moro, del Pastificio di Chiavenna in Valtellina. Lui il collegamento ce l'ha solo quando la metereologia lo permette: «Con il temporale si blocca tutto, le centraline saltano che è un piacere facendo spegnere internet». E senza banda larga, allora addio pure ai pizzoccheri.

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