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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2011 alle ore 11:55.
L'ultima modifica è del 10 settembre 2011 alle ore 11:57.
Il latino non era stato il mio forte al liceo e temevo questioni impossibili. Cercai di sottrarmi per evitare figuracce, ma lui prese le mie rimostranze per modestia e pressò con una domanda filosofica: «Quale era la differenza tra quidditas e substantia?». Mi sentii come se avessi vinto un terno al lotto perché sapevo la risposta, capendo anche che Lu Xiang studiava filosofia scolastica, e anzi faceva la tesi su San Tommaso D'Aquino.
L'interesse per l'Italia era allora - e anche più tardi – molto più generale di quanto immaginassi, e c'erano mille spunti; il Rinascimento, il Risorgimento, fino a Gramsci o a Togliatti, di cui i giovani comunisti cinesi dicevano: abbiamo sbagliato a criticarlo negli anni 50, così come – dicevano ancora – abbiamo sbagliato a criticare Antonioni per il suo documentario Chung Kuo del 1972.
Avrei dovuto essere orgoglioso di essere italiano, mi dicevano i miei colleghi cinesi e per molto – certo troppo figlio della cultura del mio tempo – pensai che quelle fossero solo cortesie, quasi cineserie senza sostanza. Comunque, servirono a cominciare a farmi pensare molto all'Italia e all'orgoglio di essere italiano.
Allora gli stranieri erano pochissimi, quelli che parlavano cinese ancora di meno, ma se non erano americani (come, secondo la vulgata del tempo, dovevano essere quasi tutti) ed erano italiani, il primo pensiero andava a un signore per me misterioso. Non era Marco Polo (allora sconosciuto ai più) ma a Li Madou, alias padre Matteo Ricci, un sacerdote di cui i cinesi cantavano le glorie.
La mia vera conversione all'orgoglio italiano arrivò qualche anno più tardi, come accade ai genitori italiani, più tradizionali, con i figli piccoli. Mia figlia più grande, Nanna, alla domanda «di dove sei?» rispondeva «italiana» e sembrava che nel pronunciare quelle quattro sillabe «yi-da-li-ren» si alzasse in punta di piedi e si gonfiasse il petto.
Avrebbe dovuto bastarmi. Anzi, era già troppo per farmi pensare da dove arrivavo, se non fosse che Nanna mi disse della piccola, Maria, quasi a giustificarsi: «Maria se le dici che l'Italia è piccola, che ci sono i ladri, che qualcosa non funziona, insomma se le dici cose cattive, si mette a piangere e si arrabbia. Se invece le dici che l'Italia è bella, ricca, allora è contenta».
Chi aveva loro insegnato tutto questo? Certo non io: allora ero ancora imbarazzato dall'incertezza di come considerare le bimbe, se italiane come me o cinesi come la madre. Erano stati la scuola e l'asilo cinese che avevano dato loro un orgoglio della patria profondo, per la cultura, per la loro identità. Fu quell'orgoglio delle bambine che più di ogni altra cosa mi ridiede identità e senso di appartenenza.
Per il resto, come sono finiti i primi due motori della mia storia? Lu Xiang oggi è professore al Dipartimento di studi americani dell'Accademia delle scienze sociali e Xu Guodong è uno dei romanisti più illustri della Cina, preside della facoltà di diritto all'Università di Xiamen.
CREATIVI MA INAFFIDABILI
ORGOGLIO
1. Il Rinascimento, la nascita della modernità
2. La storia, antica, come quella cinese
3. La creatività, da secoli caratteristica degli italiani dentro e fuori l'Italia
4. Il cibo, segno sostanziale di un'antica civiltà
5. Il senso del bello si riflette ovunque, dalla moda al design industriale
VERGOGNA
1. L'inattendibilità: sempre promesse da marinaio, i cinesi non ci credono
2. La mancanza di programmazione, cioè l'incapacità di proiezione nel futuro
3. La mancanza di senso nazionale e di Stato, con l'interesse personale che prevale sempre
4. La superficialità e la mancanza di professionalità nell'affrontare gli impegni
5. La politica, confusa, incomprensibile: manovre estemporanee, senza guida
CORREVA L'ANNO
1988
26 febbraio
Esplode lo scandalo delle carceri d'oro
Viene scoperta l'esistenza di tangenti distribuite ai politici per gli appalti per la costruzione degli istituti di pena. Implicati, fra gli altri, gli ex ministri dei Lavori pubblici Franco Nicolazzi, Clelio Darida e Vittorino Colombo. Il 25 novembre scoppierà la scandalo delle "lenzuola d'oro" legato a una gara di appalto di biancheria per i vagoni letto.
11 aprile
Nove Oscar all'«Ultimo imperatore»
Il film, diretto da Bernardo Bertolucci nel 1987, racconta la storia di Pu Yi, nato come imperatore nel 1906 e morto nel 1967 come semplice cittadino della Repubblica popolare cinese. Una parte del kolossal è stata girata nella Città Proibita di Pechino. Il film porta sul grande schermo l'autobiografia di Pu Yi, «Sono stato imperatore».
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