Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2012 alle ore 08:12.

My24

Il Washington Post recentemente ha pubblicato un pezzo straziante sui patimenti che sta sopportando il cittadino comune in Grecia: con tanti saluti alla dottrina dell'austerità espansiva.
Ma c'è un ossicino che voglio continuare a rosicchiare. Nell'articolo, pubblicato il 10 gennaio con il titolo "In Grecia si comincia a temere che il rigore possa uccidere l'economia", si parla delle ragioni di questa austerity così feroce: «Le potenze europee, guidate dai paladini della disciplina di bilancio, i tedeschi, hanno insistito e insistono perché la Grecia metta rimedio ad anni di malagestione tagliando e riformando a trecentosessanta gradi per riguadagnare la fiducia degli investitori e garantire l'integrità dell'euro».

Tutto esatto, in generale, tranne quel pezzettino sulla necessità di riguadagnare la fiducia degli investitori: non è di questo che si tratta, perché è abbastanza chiaro, arrivati a questo punto, che la fiducia degli investitori è irrecuperabile. Ormai è da un mucchio di tempo che i tassi di interesse sui titoli di Stato greci non scendono a livelli sostenibili. L'austerità è determinata da scelte politiche: è la libbra di carne che i prestatori istituzionali pretendono per non chiudere del tutto il rubinetto della liquidità, elargita col contagocce. Non è questione di fiducia, ma di punire: ormai è ampiamente visto e dimostrato che tagliare drasticamente la spesa pubblica in un'economia depressa non serve quasi nemmeno a ridurre il deficit, perché trascina al ribasso l'economia e con essa il gettito fiscale.

Non vedo come sia possibile andare avanti così. Ma l'alternativa, direte voi, è il default e l'uscita dall'euro. Sì, è uno scenario terribile: ma come fa a essere peggiore di quello che sta succedendo adesso?
Commerciare con gli alieni. Il 9 gennaio il New York Times ha pubblicato un articolo sulla fede incrollabile della Germania nell'austerity come risposta alla depressione: «La Spagna, l'Italia e la Grecia stanno tagliando la spesa pubblica perché non hanno altra scelta, ma la Germania è ancora in salute, abbastanza da poter fare un favore ai suoi partner commerciali concentrandosi sullo stimolo della domanda invece che sulla riduzione del debito. Politici, alti funzionari ed economisti in Germania sono profondamente convinti che austerità e crescita non siano nemici, ma compagni di strada».

È triste leggere cose del genere per tutti quelli che sperano che l'Europa riesca a rimettersi in pista, ed è particolarmente irritante vedere che la Germania continua a essere così ostinatamente fedele alla tesi dell'austerità espansiva, nonostante sia stata clamorosamente e completamente smentita dai fatti dell'ultimo anno e mezzo. I tedeschi però sono convinti che la loro esperienza sia la dimostrazione che l'austerità funziona. Un decennio fa il Paese teutonico aveva serie difficoltà economiche: i tedeschi scelsero di stringere la cinghia e tutto finì per il meglio. Non che serva a granché, ma vale la pena far notare che l'esperienza tedesca può essere estesa ad altri Paesi solo se troviamo qualche spazio alieno con cui commerciare, e in fretta.

Perché? Perché il segreto del successo economico della Germania nel decennio trascorso è stato il passaggio armi e bagagli da una situazione di deficit a una situazione di surplus nella bilancia delle partite correnti. Gli altri Paesi europei potrebbero imitare quello che ha fatto la Germania in passato se la Germania stessa fosse disposta a rinunciare al suo surplus nel saldo con l'estero, ma ovviamente la Germania non ci pensa neanche. Berlino, insomma, pretende che tutti siano in attivo nel saldo con l'estero, proprio come loro: peccato che sarebbe possibile solo se trovassimo qualcun altro, o qualcos'altro, disposto a comprare le nostre esportazioni.

© 2012 New York Times
(Traduzione di Fabio Galimberti)

Shopping24

Dai nostri archivi