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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 07:10.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2012 alle ore 09:06.

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Continuano ad arrivare, a un ritmo a dire poco incalzante, le adesioni al manifesto per la Cultura pubblicato sul Sole 24 Ore Domenica del 19 febbraio, e come si vede vengono proprio dal mondo dell'economia. Segno che non vi è alcuna chiusura ideologica da parte di questo nei confronti della cultura, mentre d'altro canto quest'ultima intende bene la principale lezione economica secondo cui "nessun pasto è gratis". Ma il nostro pasto non potrà essere gustoso senza l'entusiasmo che scaturisce da una genuinma voglia di conoscenza, nel segno di uno sviluppo che non può prescindere dall'istruzione, che va radicalmente ripensata. Per riattivare «il circolo virtuoso tra conoscenza, ricerca, arte, tutela e occupazione» un ritmo di più di 500 firme al giorno è decisamente di buon auspicio. Continuate a scrivere!
fermoposta@il sole24ore.com

Qualche anno fa il ministero dell'Interno lanciò il programma comunitario (Pon Sicurezza), con l'obiettivo di dare il via a un intervento di rafforzamento della legalità nel Mezzogiorno e fondò l'iniziativa sul presupposto che, con le attività finanziate, si potesse innescare un rapporto virtuoso tra sicurezza e sviluppo. L'assunto sta nella considerazione che le risorse impiegate per la sicurezza di un territorio inquinato dalla criminalità determinino il miglioramento della vivibilità per le imprese e attirino investimenti e sviluppo.
Se spendo di più in videosorveglianza di strade e aree industriali, in promozione dell'associazionismo anti-racket e anti-usura, in azioni di diffusione della cultura della legalità tra i giovani, in formazione delle forze di polizia, ho l'aspettativa che vi siano meno pizzo, meno furti, meno corruzione e che quindi cresca l'attività per via endogena (sviluppo locale) od esogena (investimenti dall'esterno).
L'articolo di Gilberto Corbellini, apparso sul Sole 24 Ore del 26 febbraio, come evidenzia il titolo "La conoscenza ci libera dal pizzo", ruota intorno a un altro binomio: cultura-sicurezza, per cui le risorse spese per accrescere le capacità intellettuali delle persone producono un miglioramento dei comportamenti dei singoli e della società e ci salvano dalla corruzione e favoriscono lo sviluppo. Le due concezioni sembrano sovrapponibili fino a dar vita a un trinomio improntato sulla cultura (intesa come strumento di diffusione della conoscenza, delle innovazioni, dell'istruzione), la sicurezza (come contesto per l'ordinato vivere civile), lo sviluppo (nell'accezione più ampia che comprende economia, società e istituzioni).
Tutto vero. Tutto giusto. Anche se vagamente improntato a un positivismo etico di tipo deterministico. Come si spiega lo sviluppo esplosivo che sta caratterizzando ampie aree del mondo, nonostante - alcuni direbbero proprio perché - siano connotate da un grave deficit culturale e di sicurezza?

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