Così si racconta l'Italia che ama la cultura

Siamo partiti da zero, senza aiutini.
E siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto finora... nonostante tutto; )
Luigi De Luca

FONDAZIONE FLORENS
Ho sempre pensato che l'Italia potesse essere un esempio positivo per tutto il mondo, per una cultura che accresca il benessere e per un'economia che si nutra di cultura. Per questo è nata Florens 2010, la Settimana internazionale dei Beni culturali e ambientali 2010 che ha proposto un progetto precursore di una nuova visione dello sviluppo economico: la cultura investimento indispensabile per rilanciare la crescita economica del Paese.
La Fondazione Florens, costituita in seguito, anche nell'edizione 2012 suggerirà una nuova modalità di concepire i beni culturali e paesaggistici: non come centri di spesa improduttiva, ma al contrario quale volano allo sviluppo dell'economia in grado di riconfigurare il tessuto produttivo del Paese. L'Italia soffre di scarsa produttività: immettere più cultura nell'economia significa accrescerne le potenzialità di crescita.
Questa visione, oltre che nel Manifesto della Cultura, è adesso parte qualificante del Governo Monti; nell'intervento dei ministri Ornaghi, Passera e Profumo pubblicato sul Sole 24Ore si leggono parole inequivocabili sulle prospettive di ripresa legate a processi di cambiamento che siano guidati da una spinta culturale. E anche l'Europa ci porta in questa direzione: il ministro danese della Cultura e il Commissario europeo per l'Istruzione sostengono che per gli europei è il momento di considerare il settore culturale quale serbatoio di crescita economica per uscire dalla crisi.
A Florens 2010 abbiamo presentato un modello input output, grazie al quale è stato possibile stimare il moltiplicatore della spesa in cultura. Il risultato è stato persino sorprendente in termini quantitativi: 100 euro di spesa in cultura ne generano 249 di crescita del Pil.
Giovanni Gentile
Presidente Fondazione Florens

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