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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2012 alle ore 08:12.

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Di questi giorni Kromer non era in grado di governare l'edonismo, mentre l'edonismo governava lui, un po' come un rullo perforato governa una pianola. Le sue conoscenze derivavano essenzialmente dai libri: Anaïs Nin, William S. Burroughs, Il Rapporto Hite, roba spigolata da adolescente sugli scaffali dei genitori. Ciò nonostante, nella cerchia di amici che frequentava allora a Manhattan, per lo più dottorandi e correttori di bozze in qualche studio legale, Kromer interpretava il ruolo del satiro. Più si ribellava, sostenendo che gli era capitato un'unica volta che qualcuno gli mettesse in mano una sigaretta all'eroina, oppure che la sua esperienza di sesso a tre non si era rivelata altro che un po' di petting pesante e che per un pelo non era caduto preda della sindrome da apnea notturna, e più loro vedevano Kromer come il loro santo protettore dei degenerati.

La credibilità di Kromer derivava da alcune feste alle quali era stato trascinato da una ex compagna di studi: Greta, dai capelli corvini e dalle borse sotto gli occhi. Tali feste, di solito deludenti, venivano immancabilmente chiuse da Greta. Quando qualcuno degli ospiti era ridotto a spegnere le luci e a far capire con delicatezza che sul divano non c'era più posto, Greta si trascinava appresso Kromer nei suoi ultimi giri, di solito sotto la pioggia. Kromer faceva spesso il turno di notte, così che le ore piccole non gli creavano problemi, e poi non aveva nient'altro da fare. L'eredità di Greta, un cospicuo fondo fiduciario che non le era permesso toccare fino al trentesimo compleanno, la faceva uscire di senno e lei si era fissata di voler morire nello squallore prima di diventare ricca sfondata. «Cazzo, mi sono trovata in tre tipi di sesso a tre», raccontò Greta una volta a Kromer, con le labbra tremanti e gli occhi fissi su chissà quale sognante lontananza, con un atteggiamento che la faceva sembrare sull'orlo del pianto, o di un folle riso sfrenato, ma che di fatto rivelava soltanto che non dormiva da due o tre giorni. «Con due uomini, con due donne, e con una coppia. L'unico tipo a cui non riuscirò mai a partecipare è quello che mi piacerebbe davvero… tre uomini».

Greta, con quei suoi modi instabili e sconnessi, era assolutamente autentica. Le difficoltà venivano create da un mondo che non voleva cooperare, che incedeva goffamente verso un rinnovato decoro sotto Clinton. Tutti gli altri conoscenti di Greta avevano molestato il proprio fondo fiduciario fin dai tempi delle superiori, quello era il problema. Erano responsabili dei loro soldi, mentre Greta si trovava in guerra con le proprie finanze. Il suo unico privilegio era l'utilizzo dell'"uomo" di suo padre, un emissario factotum e fattorino che immancabilmente rispondeva al telefono, e che, lasciandoti di sasso, era in grado di consegnare degli hamburger del Corner Bistro appena cucinati e ancora caldi in qualsiasi bettola del centro, di solito una frequentata quasi esclusivamente da transessuali pre-operazione, in cui finivano per trovarsi Greta e Kromer. A volte Greta doveva chiedere in prestito i cinquanta centesimi della telefonata. Kromer, una volta capito il trucchetto, spingeva Greta a sfruttare spesso questo servizio, in quanto era in grado di eutanasizzare la serata, evocando il sonno di cui Greta aveva tanto bisogno ma a cui resisteva fieramente. Kromer era convinto che questo fattorino o faccendiere fosse in realtà un maggiordomo, ma la volta che lo chiamò Jeeves vide che Greta sembrava non capire.

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