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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2012 alle ore 08:12.

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Quando Luna fu soddisfatta, avendo esaurito se stessa sull'orizzonte delle proprie possibilità, raccolse i suoi indumenti intimi e si ricompose mantenendo una sfumatura di raccapriccio negli occhi, poi seguì le orme di Renee e fuggì dall'appartamento, lasciando Kromer e Greta soli, ma insieme, sul futon. Si trattava della conclusione nebulosa che avevano già conferito a parecchie serate, anche se mai prima d'allora senza tutti i vestiti di Greta e parte di quelli di Kromer. Greta, nemica giurata del sonno, rollò un'altra canna. Kromer mise su un disco e tornò a letto. Greta gli sbottonò i jeans.

«Non fa niente», disse Kromer. Forse era questo che lui e Greta avevano in comune. Al contrario degli immemori cittadini ben squadrati come Luna, Greta era a sua volta una smidollata dal cuore d'oro, e si preoccupava del fatto che Kromer non aveva avuto alcuno sfogo.
«No», insistette Greta, facendo a pezzi la sua teoria. «Adesso voglio un cazzo dentro».
Non quello di Kromer in particolare, e qui si trattava soltanto della tipica sincerità di Greta. Kromer pensò che forse, per una volta nella vita, si trovava a poter contrattare da una posizione di forza. «Esigo di essere servito da Barney Greengrass. Un vassoio di pesce affumicato, con pane di tutti i tipi. E anche del merluzzo carbonaro dell'Alaska e dello storione. E del fegato trifolato, pure. Chiama il tirapiedi di tuo padre».
«Non sono aperti, è notte fonda».
«Riaprono tra un paio d'ore». Le fermò la mano. «Prima chiama il tipo, organizza la faccenda. Caffè e succo d'arancia incluso, trattamento completo». Greta sospirò, poi prese il telefono di Kromer e fece ciò che le aveva chiesto. Poi gli sfilò i pantaloni. Kromer pensò: adesso ho aggiunto anche la prostituzione alla lista dei miei crimini sensazionali. Ho scopato per dello storione. Ma no, quello avrebbe voluto dire rispettare le regole del gioco. Kromer era consapevole come non mai della pesante e sacra verità su di sé, una verità che nessuno, forse perfino nemmeno Greta, riusciva a vedere: lui era innocente.

(Traduzione di Damiano Abeni)

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