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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2014 alle ore 20:16.
L'ultima modifica è del 19 aprile 2014 alle ore 10:14.

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- Si dice che nell’82 lei fu ricevuto da Papa Wojtyla, che voleva informarsi sull’America Latina in vista del suo viaggio in Messico. Com’è andata?

Non è che il Papa volesse informarsi sull’America Latina, chiesi io un colloquio perché volevo domandare a Papa Wojtyla un aiuto per un programma a favore dei ‘desaparecidos’ in Argentina. Venni ricevuto in tempi brevissima dal Papa, in un’udienza del tutto informale. Io presentai la mia petizione, lui mi rispose che ci avrebbe pensato. Poi il programma non si fece. Mi è rimasto il ricordo di una persona che si sentiva ancora molto a disagio dietro la sua scrivania. Era arrivato da poco, ed ebbi l’impressione che gli mancasse la padronanza necessaria ad occupare quel posto. Nel momento di congedarci, ebbe perfino dei problemi con la porta dello studio, non riusciva ad aprirla perché si era inceppata la chiave. Ed il ricordo più commuovente che io ho di quel colloquio, è che in quel momento pensai ‘che direbbe mia madre in Colombia, se adesso sapesse che sono chiuso nella stessa stanza con il Papa’.

- Senta, Marquez, ma l’amore che importanza ha avuto, o ha, nella sua vita?

L’amore è la mia unica ideologia. Tutto quello che faccio, tutto quello che esiste, non riesco a capirlo se attraverso l’amore. È la mia unica ideologia, lo sottolineo.

- Ma l’amore, intendevo anche l’amore per le donne, in qualche modo.

Non si può separare una cosa dall’altra. L’amore, per me, è un sentimento ecumenico. In questo senso, io sono un cristiano.

- E la fedeltà, è importante per lei?

Il problema sta nel fatto che esiste una concezione, diciamo, poliziesca della fedeltà. Io ho molti dubbi sulla fedeltà. Io credo che, quello che si chiama accademicamente fedeltà e infedeltà, abbia pochissima importanza. Quello che è importante è la lealtà. Voglio dire che ci può essere infedeltà senza catastrofi, però non ci può essere slealtà, sotto questo aspetto sono categorico.

- No, glielo chiedo perché nel suo ultimo romanzo ‘L’amore ai tempi del colera’, si parla di un amore che dura tantissimo, che arriva alla vecchiaia. C’è una scena molto bella in cui queste due persone anziane, nel fare l’amore, tengono spenta la luce. Lei ha paura della vecchiaia?

Innanzitutto ho paura del buio, della vecchiaia non ho paura davvero. Sono membro di una famiglia di persone longeve, mio padre è morto quando aveva 84 anni, mia madre ne ha 82, e si sono mantenuti sempre molto lucidi. In altre parole, ho la speranza genetica di conservare la lucidità, se arriverò ad essere così vecchio. E se mi manterrò lucido, tutto il resto non ha importanza, perché la lucidità serve a tutto.

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