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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2010 alle ore 08:44.
L'ultima modifica è del 24 maggio 2010 alle ore 17:43.
Per la prima volta quest'anno il Giro parla italiano con la vittoria della Liquigas nella cronometro a squadre di 33 chilometri (da Savigliano a Cuneo) e la maglia rosa a Vincenzo Nibali che, in classifica generale, precede Ivan Basso. Pronostico rispettato come pure il forte ritardo accusato dalla Bmc di Cadel Evans, uno dei maggiori pretendenti alla vittoria finale. Ieri, in una corsa a squadre contro il tempo, l'australiano ha gareggiato da solo scarsamente sostenuto dagli altri compagni del team.
Evans ha espresso uno straordinario stato di forma che, se mantenuto, gli consentirà di competere con Alberto Contador al Tour de France. Ma la solitudine del campione mi suggerisce un paragone con il mio ruolo di uomo d'azienda: nello sport, come in un'impresa, serve il gioco di squadra per riuscire a vincere le sfide più impegnative. Ogni giorno Evans dimostra la sua grandezza ma se, vuole aggiudicarsi il Giro d'Italia, deve cercare un'alleanza con altre squadre del gruppo. Nibali in rosa è una bella immagine per il futuro del ciclismo italiano. Al corridore siciliano – chiamato all'ultimo minuto per sostituire Franco Pellizotti – indossare (anche per alcuni giorni) il simbolo del primato servirà per accumulare esperienza ed essere protagonista delle corse a tappe nei prossimi anni. Sta crescendo Ivan Basso e sono convinto che, nell'ultima settimana del Giro, sarà l'unico leader della Liquigas. Inferiori alle aspettative, invece, le performance dell'Astana; ho l'impressione che quando inizieranno le salite Vinokourov mostrerà i suoi limiti nella corsa al successo finale.